Per il ciclo di incontri “Un caffè con…” quest’oggi è stata la volta di un artigiano d’eccezione: Alessandro Grassi della Grassi Vetrate Artistiche srl, presentato da Francesco Liuzzi, docente della Scuola di Impresa della Fondazione per la Sussidiarietà.
“Sono maestro vetraio – ha esordito Grassi – e penso che l’artigiano sia un protagonista del nostro tempo, come lo sarà in futuro, perché lavora con le mani, la mente ed il cuore”. La sua storia è quella di un “fortunato” nato in una famiglia di vetrai, il cui nonno, formatosi in una bottega di artigiani a Chartres, ha trasmesso questa passione a suo padre e da questi a lui. “Questo è un lavoro per i giovani – ha poi continuato – perché porta lontano e rende liberi di esprimersi”. Ai giovani provenienti dall’Accademia o dagli istituti d’arte che gli chiedono consigli su come imparare questo tipo di lavoro, risponde che occorre frequentare la “scuola-bottega” perché è l’unico luogo in cui vi è la possibilità di misurarsi con la realtà “nel rapporto con il maestro e con il committente”. “Non è semplice – ha spiegato – tenere di giovani in bottega perché lo Stato non aiuta in nessun modo gli artigiani nella formazione dei giovani”. Grassi è poi passato ad elencare i numerosi paesi del mondo in cui la sua azienda ha svolto lavori importanti: Singapore, Giappone, Cina, Corea, Americhe, ecc. “Io sono innamorato del mio lavoro – ha concluso, prima di sottoporsi alle domande del pubblico – e per questo lo seguo con tutte le mie capacità, tentando di trasmetterlo ai miei figli, ai nipoti e a tutti quelli che passano da me con la voglia di imparare”.
Alla prima domanda sulla sua passione per il lavoro che provenendo da una storia si rivolge a tutto il mondo, Grassi si è detto orgoglioso di aver avuto la possibilità di insegnare la sua arte in tutti i paesi in cui è stato chiamato a lavorare, perché in ogni occasione ha trasmesso la passione che lo muove. Ma esistono ancora giovani che hanno voglia di imparare un mestiere come il suo? “Il problema dei giovani esiste ed infatti siamo ad un bivio: o lo Stato ci aiuta in qualche modo, o l’artigianato è destinato all’estinzione”. Nonostante le difficoltà, non esita però ad ospitare ragazzi che amano questo lavoro. Anche sulla questione della presenza, nel campo dell’artigianato in generale, di extracomunitari, si è mostrato ottimista, perché si notano molti di questi che chiedono innanzitutto di imparare il lavoro e non pensano solamente alla dimensione economica. Alla domanda postagli su quale fosse stato il lavoro che con più consapevolezza l’abbia fatto pensare alla presenza di Dio, ha risposto senza esitazione: “Il restauro delle vetrate del duomo di Como, perché di fronte al cardinale commosso del lavoro svolto, mi sono sentito partecipe di una cosa più grande di me”. Un passione trasmessa con slancio educativo e non come imposizione. Prima dei lavori il pubblico è stato intrattenuto da Roberto Monti (chitarra) e Nicoletta Fabbri (voce) che hanno eseguito canti tradizionali italiani ed internazionali rivisitati in chiave jazz.
(G.F.I.)
Rimini, 26 agosto 2008