54. America Latina: L’Io nasce da un incontro

Press Meeting

Da venticinque anni è in Brasile. Da cinque è vescovo titolare di Petropolis nello Stato di Rio de Janeiro. “Eppure mai avevo pensato di andare in Brasile, al più avrebbe potuto interessarmi una cattedra all’Università cattolica di Gerusalemme”. Chi dice questo è monsignor Filippo Santoro che davanti a quattromila persone nella sala B7 racconta la propria storia e gli incontri che lo hanno condotto dalla nativa Puglia all’ombra del Corcovado. “Nel 1984 don Giussani mi disse ‘tu andresti volentieri in Brasile?’ Stavo facendo altre cose. Il Movimento stava prendendo forma e consistenza in Puglia. Ma accettai perché compresi la ragionevolezza di quella proposta” dice ancora monsignor Santoro, ricordando lo sguardo paterno con il quale gli veniva fatta la proposta.
Stefania Famlonga, responsabile Avsi in Ecuador, introducendo l’intervento chiede a Santoro di raccontare l’incontro che ha segnato la sua vita e l’esperienza della conferenza dei vescovi brasiliani ad Aparecida.
Giunto a Rio, l’allora don Santoro si trovò ad insegnare teologia all’Università Cattolica di Rio de Janeiro sostituendo Clodovis Boff, fratello del più noto Leonardo, ma anch’egli esponente di spicco della Teologia della liberazione che allora era quasi egemone in tutta l’America latina. “Mi accorsi che a quei ragazzi non serviva rispondere contrapponendo teologia a teologia, ma guardarli con lo stesso sguardo col quale don Giussani aveva guardato me”. Prima delle cognizioni teologiche si trattava di riproporre la concretezza della persona. “Chiesi a don Giussani cosa si dovesse intendere col termine liberazione. Mi rispose che la liberazione è quando il destino è più vicino al cuore dell’uomo”.
La conferenza dei vescovi brasiliani ad Aperecida del maggio 2007 alla quale partecipò anche Benedetto XVI, ha riaffermato, secondo monsignor Santoro, che la natura del cristianesimo consiste nel riconoscere la presenza di Cristo nel mondo, così come la riconobbero gli apostoli sulle rive del lago di Tiberiade. A rafforzare questa certezza è stato anche l’invito del Papa perché “tutti siano invitati a riconoscere Cristo”. Un punto molto importante, ha affermato Santoro, perché in America latina i battezzati sono la quasi totalità, ma “quanti sono i discepoli?” Occorre pensare alla ri-evangelizzazione dell’America latina. Aparecida è stato un momento importante, sempre secondo il vescovo, perché avvenuto sotto lo sguardo della Madonna. “È il più importante santuario mariano del Brasile, e ha visto la Chiesa del popolo unita coi suoi pastori. Un’unità che è sempre stata negata dai teologi della liberazione ma ora qualcuno sta ricredendosi e riconosce l’errore fatto che è riassumibile nell’aver sostituito Cristo col povero”. Concludendo Monsignor Santoro ha proposto una riflessione personale: “Oggi da vescovo ho la coscienza che le cose che dicevo un tempo erano vere. Ciò che dico oggi non lo dico per adempiere il magistero episcopale ma perché è vero per me e per tutti gli uomini.”
Nella prima parte dell’incontro era stata portata la testimonianza della presenza, possibile grazie anche al sostegno a distanza, nelle periferie di Quito con un filmato e con il commovente racconto di Amparito Espinoza, ora impegnata come educatrice nella capitale ecuadoregna. Una testimonianza molto seguita che ha commosso i presenti. Amparito vive a Pisullì, quartiere marginale di Quito, e ha cominciato a lavorare nel progetto Pelca (Prescolar en la casa, che significa asilo nella casa). Abbandonata dal marito con due figli, ha vissuto drammaticamente la morte di uno di loro. A seguito dell’incontro con Stefania, responsabile Avsi, le venne proposto di lavorare nell’ambito del sostegno a distanza. Ma il cambiamento è consistito nel cogliere un valore diverso del vivere, dove la disperazione lascia spazio ad una apertura del cuore fino a poter affermare che “le cose che ti succedono nella via, anche le più drammatiche, come la morte di un figlio, non avvengono per caso o per capriccio ma per permetterci di capire la volontà del Signore”.

(G.B.)
Rimini, 25 agosto 2009