Il presidente del Meeting Emilia Guarnieri, il professor Harry Wu, storico difensore dei diritti umani in Cina, e l’attore Gigio Alberti sono stati i protagonisti, alle ore 13, della Conferenza stampa d’apertura del Meeting 2009. “Siamo alla trentesima edizione, – ha esordito Emilia Guarnieri che poi si è ricollegata al titolo della presente manifestazione, “La conoscenza è sempre un avvenimento” – questi trent’anni di vita del Meeting sono stati un avvenimento di conoscenza; una possibilità di incontro e conoscenza del mondo”. Il presidente del Meeting ha ripreso quindi diversi passaggi del messaggio del Papa, “denso e puntuale” sul tema della conoscenza: “La riflessione gnoseologica ed epistemologica contemporanea ha portato alla luce il ruolo determinante del soggetto della conoscenza nell’atto stesso del conoscere”, mostrando l’inadeguatezza del “dogma positivista della pura obiettività”; “la conoscenza della verità e di Dio” è il fine proprio della razionalità. Dopo aver ricordato alcuni dati clamorosi della crescita del Meeting nei suoi trent’anni di storia (dai 9mila metri quadrati coperti del 1980 agli attuali 170mila, dai trecento volontari della prima edizione agli oltre tremila di quest’anno), Emilia Guarnieri ha rilevato: “Il Meeting ha mostrato che l’incontro, l’amicizia fra i popoli sono possibili quando si parte dal punto comune a tutti gli uomini: il desiderio di verità e di felicità”. Il presidente ha concluso sottolineando il arattere internazionale della prima giornata del Meeting 2009 e la passione per la bellezza e per l’esperienza artistica che ha sempre caratterizzato la manifestazione riminese. L’attore Gigio Alberti, protagonista dello spettacolo inaugurale tratto dal Miguel Manara di Oscar Milosz, ha osservato che la figura di Don Giovanni “è il simbolo del consumismo, che non riguarda solo il mondo delle cose, ma si estende addirittura alle persone”. Il testo di Milosz, ha proseguito l’attore, “pone anche il problema su come si esce da un rapporto di ‘uso’ degli altri per un rapporto di comunione”. “La Repubblica popolare cinese – ha detto Harry Wu, protagonista dell’incontro pomeridiano ‘Tien An Men: La Cina vent’anni dopo’ – ha stabilito il regime da circa sessant’anni. Fino a questo momento non c’è libertà di religione; il cattolicesimo in Cina finora è illegale. Tutte le chiese e i templi sono proprietà del governo. C’è una religione di Stato, che è la religione del comunismo. Io ero cattolico – ha proseguito il relatore – questo è il motivo per cui sono stato perseguitato”. Harry Wu ha ricordato che tutte le donne in Cina sono sottoposte al controllo delle nascite ed ha concluso fermando l’attenzione sui “laogai”, che conosce per esperienza diretta. “Nel 1950 gli esperti di Stalinandarono in Cina per incrementare il sistema dei campi di concentramento. Questo sistema è continuato fino ad oggi”.