Ennio Morricone al Meeting di Rimini presenta la sua “musica assoluta”: quella che compone senza i vincoli imposti da un’altra arte, il cinema. In una parola, la musica più sua.
Roberto Andreoni lo presenta come “uno dei pochi uomini che ci rendono orgogliosi di essere italiani”, ed introduce il primo brano del programma, i “Quattro anacoluti” per archi, eseguito come gli altri dall’orchestra “Camerata dei laghi” diretta da Sandro Pignataro. Poi entra Morricone e, dopo aver salutato uno per uno i componenti l’orchestra, intervistato da Andreoni, spiega che “non tutta la musica che ho scritto è così schiava dei vincoli del cinema. Ognuno ha il bisogno di esprimersi e dire la sua”. E subito presenta la sua arte come un lavoro: “il compositore esprime se stesso ritrovando il suo stile, dopo anni di cancellazioni, di riprese. I Quattro anacoluti hanno una maturazione di 50 anni, ho voluto che tutti gli strumenti fossero solisti”.
Andreoni porta il discorso sull’ispirazione, ma Morricone ribadisce che la forma della musica assoluta è dettata dall’unica regola per cui essa “nasce da una sola idea, che ha delle conseguenze. Non è ispirazione, è un lavoro” e documenta puntualmente questa affermazione spiegando come abbia composto la musica per i titoli di coda della nuova fiction su Anna Frank, narrando ogni scelta armonica, ogni intento espressivo, ogni architettura utilizzata. “E il risultato finale doveva essere semplice!”
Poi, intercalando domande, risposte ed ascolto dei brani, spiega il nesso che lega la sua musica assoluta e quella da film (l’uso del canone, dell’imitazione, dei piccoli incisi) e descrive la musica finale di Mission, senza lesinare preziosi dettagli sulla tecnica compositiva con cui fonde tre temi assolutamente diversi. “Un contrappunto triplo? Forse, però mi ha regalato molta soddisfazione. Questa è ispirazione? No, è una scoperta durante una riflessione”. E questa riflessione sembra proseguire sul volto del Maestro durante l’ascolto del brano, mentre ad occhi socchiusi respira a tempo con la sua musica. Alla fine, ammette: “i condizionamenti aiutano, qualche volta”.
Sollecitato a raccontare della sua formazione compositiva con Petrassi, Morricone ricorda che, dopo essere riuscito ad entrare nella classe di Petrassi, capì che “non insegnava la sua musica, ma insegnava ad ognuno a scrivere la sua. Uno si diploma in composizione, ma è l’anno zero. Chissà che compositore sarà”. È una strada che Morricone non ha ancora finito di percorrere. Prima dell’ultimo brano Andreoni interpreta l’esperienza di tutto il foltissimo pubblico: “sentirlo parlare di musica è già un avvenimento”, e chiede un commento sul titolo del Meeting: “La conoscenza è sempre un avvenimento, ed è anche un arricchimento, per la totalità delle persone”.
(Ant.C.)
Rimini, 24 agosto 2009