44. Lavoro pubblico e bene comune, ripartire dalla persona

Press Meeting

Lavoro, bene comune e pubblica amministrazione: le strade da intraprendere. Se ne è discusso alle 19 nella sala B6 alla presenza di Roberto Albonetti, direttore generale Istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia, Carlo Lauro, docente di Statistica all’Università di Napoli, Umberto Vattani presidente dell’Istituto italiano per il commercio estero e Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale all’Università statale di Milano. Ha coordinato Salvatore Taormina, capo dipartimento Autonomie locali della Regione Sicilia.
Violini ha aperto l’incontro parlando degli orizzonti indicati dalla Costituzione per un cambiamento dell’amministrazione pubblica. “La Carta costituzionale – ha spiegato la docente – è ricca di richiami espliciti per il raggiungimento del bene comune”. La realtà, però, offre spesso situazioni che sembrano negare le norme costituzionali. Secondo la costituzionalista “bisogna superare un certo dualismo che vuole contrapposti lavoro pubblico e privato, bene comune e bene della persona. In realtà – ha spiegato – il lavoro è lavoro, perché è da questo che dipende l’affermazione della democrazia”.
Albonetti, invece, ha posto l’accento sul capitale umano come fattore di cambiamento per la qualità dell’azione pubblica. Il dirigente della Regione Lombardia comincia il suo discorso citando l’enciclica di Benedetto XVI, Caritas in veritate e sostiene che “il bene comune non è prerogativa della pubblica amministrazione, anche se questa deve ripensare il concetto di persona. Per questo non sono d’accordo con il ministro Brunetta – ha proseguito Albonetti – quando va contro chi lavora all’interno dell’amministrazione pubblica. Quest’ultima va ripensata insieme a chi ci lavora, valorizzando gli operatori”. Sul concetto di valutazione ha insistito Carlo Lauro. Il professore campano ha spiegato come l’uso di questo termine negli ultimi anni sia cresciuto in modo esponenziale, senza però una sua effettiva applicazione. Per Lauro nel nostro Paese esistono numerosi limiti alla comprensione e all’applicazione del concetto di valutazione. Bisogna quindi cambiarne approccio e metodologia.
Ha concluso l’incontro Umberto Vattani, che partendo dalla sua esperienza di presidente dell’Ice, ha affermato che l’Italia è rimasta indietro rispetto alle nuove sfide mondiali. “Ma non è solo la pubblica amministrazione ad essere inadeguata. In ritardo è anche il settore privato. È necessario – ha esortato – ripensare da zero le nostre attività. Bisogna rimettere in discussione tutto. Solo così è possibile inventare sistemi originali adatti ad affrontare le sfide del futuro”. Vattani infine ha insistito sulla necessità di innovare e comunicare. “Il bene comune – ha concluso – è anche quello dell’Italia nel mondo. In questo il Meeting ci può aiutare a comunicare meglio la nostra realtà perché il Meeting è ormai una realtà ‘leggendaria’ in tutto il mondo”.

(M.P.)
Rimini, 24 agosto 2009