La dilagante crisi che tocca il delicato tema della paternità è stato il filo conduttore dell’incontro tenutosi oggi in Sala Neri. Alle ore 19 in una sala gremita fino al limite (non è stato possibile a tutti partecipare all’evento) è intervenuto Michael O’Brien: pittore, saggista e scrittore canadese che negli ultimi tempi ha acquistato notorietà anche in Italia grazie alle uscite dei bestsellers “Il Nemico” e “Il Libraio”. A introdurlo era presente don Stefano Alberto, docente di teologia all’università Sacro Cuore di Milano. Aprendo l’incontro, il coordinatore ha sottolineato da subito la rara opportunità di avere presente un ospite come Michael. “È una persona che riconosco come compagno nel mio cammino umano – ha affermato prima di entrare nel vivo del tema. Don Stefano cita qualche brandello di trama dell’ultimo romanzo uscito in Italia “Il Libraio”, la storia di Pawel, un libraio che decide di accogliere e proteggere David, un ragazzo fuggito alla morte dal ghetto di Varsavia nel 1942. Ma è anche la storia della ricerca della paternità di Pawel il cui sacrificio permetterà a David di intraprendere una nuova vita.
La parola poi passa all’ospite, il quale durante l’incontro non mancherà di divertire il pubblico con la sua ironia. Frizzante è l’esordio dello scrittore, il quale stupito della platea accorsa, ricorda tra le risate del pubblico la scarsa frequenza che i suoi incontri di presentazione riscuotono in Canada, “dove a partecipare sono solo i miei familiari”. Il problema da affrontare è vasto e complicato, al punto che il canadese dà il via alla sua analisi appoggiandosi agli scritti del Ratzinger teologo. “La febbrile crisi di cui soffre la paternità, ridotta ormai a fenomeno biologico, rischia di compromettere l’uomo privandolo della sua autentica natura. L’uomo corre il pericolo di rimanere orfano, di crescere senza radici e quindi di essere disperatamente ridotto ad un numero, ad una cosa materiale”. È questo il nocciolo della questione espressa dallo scrittore, il quale, una volta focalizzato il problema, apre la pagina della sua esperienza.
“Ciascuno di noi è figlio, ciascuno è padre” afferma con una sicurezza che ribadisce l’appartenenza di ognuno a Qualcuno che “va oltre il nostro limite, la nostra fragilità umana ed al quale dobbiamo rivolgerci con fiducia”. Per documentare queste affermazioni, lo scrittore cita inoltre l’incontro in una chiesa con un poveraccio trasandato e puzzolente assorto nella preghiera. “Un fatto mi ha evidenziato l’universalità della paternità, le cui porte sono spalancate a tutti senza eccezioni. È il mistero del perdono che fa risorgere l’uomo e che determina l’inizio di una nuova appartenza”, è il commento finale espresso dal coordinatore dell’incontro dopo aver ringraziato di nuovo O’Brien per la commovente testimonianza.
(M.L.)
Rimini, 25 agosto 2008