Il senatore Francesco Rutelli e lo scrittore Davide Rondoni si erano dati appuntamento per parlare dei beni artistici italiani, e ci sono riusciti, anche se, alla fine, il conduttore, il vice direttore di Libero, Franco Bechis, è riuscito a portare la conversazione dove voleva e cioè sulle questioni politiche del momento.
Così fra giapponesi che stravedono per Leonardo da Vinci e le celebrazioni dell’anniversario dell’unità d’Italia si è parlato pure delle priorità che Rutelli e il suo partito voterebbero, pur restando all’opposizione. Per finire con un appello, rivolto dal leader di Alleanza per l’Italia a cattolici e terzo settore, “perché spostino il dibattito politico dalle beghe fra leader ai problemi reali che toccano le famiglie”.
All’inizio della discussione, Rondoni aveva posto tre punti. Un bene culturale interessa se si riesce a sollecitare un motivo di personale attenzione verso quel bene, altrimenti resta solo la museificazione. Secondo: l’Italia, come diceva Mario Luzi, non è un progetto compiuto ma un’aspirazione che dura da secoli. L’elemento che può contribuire a compiere questo processo è l’orgoglio di appartenere ad una storia fatta di grandi personaggi e di manifestazioni di bellezza, dalla Sicilia al Veneto.
Terzo: promuovere la sussidiarietà nel campo dei beni culturali, magari con detrazioni fiscali e con un cinque per mille ad hoc.
Rutelli ha manifestato interesse per gli argomenti di Rondoni, ricordando l’originalità del nostro patrimonio, che sfugge al modello napoleonico del museo centralizzato tipo Louvre. “Siamo un museo a cielo aperto, occasione di unità per tutti”, ha sottolineato l’ex ministro per i Beni culturali. Il parlamentare ha anche affermato che l’Italia si è arricchita grazie a tutti coloro che nei millenni l’hanno attraversata, precisando che nel nostro Paese c’è un pluralismo di culture da rispettare.
Rutelli non ha mancato, ovviamente, di tener presente che i beni artistici promuovono lavoro ed investimenti.
Sul concetto di “Paese attraversato” Rondoni ha voluto chiarire che l’Italia non è stata un soggetto puramente passivo e che quanti ci hanno, appunto, attraversato sono stati a loro volta presi dalla nostra civiltà cristiana. “Se le cose, poi, hanno preso ad andar male – ha spiegato Rondoni – è perché i preti hanno cominciato a lasciare il campo ad altri. Così i parroci facevano le sale cinematografiche ma i film li giravano i comunisti. In questo ambito i cattolici si sono impigriti e oggi il capo della cultura di Rai Uno è Gigi Marzullo e, di certo, in quel posto lì non l’hanno piazzato i comunisti”.
Quanto alla politica, Rutelli ha sostenuto che in Italia non c’è un bipolarismo di tipo europeo ma due grossi partiti che esistono solo contrapponendosi. “La nostra posizione? Votare le riforme che vanno nella direzione del bene del Paese, ma restando fuori della maggioranza. Il compito di governare spetta a chi ha vinto le elezioni”.
(D.B.)
Rimini, 23 agosto 2010