Alle ore 19 di lunedì 23, il padiglione D5 della Fiera di Rimini ha accolto monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino, Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno e Carlo Casini, deputato all’Europarlamento e presidente del Movimento per la vita. A unirli era la presentazione di due libri, “Quale scienza per quale uomo? La sfida della biopolitica” a cura della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II e “Le cinque prove dell’esistenza dell’uomo. Alla radice della bioetica e della biopolitica” di cui è autore Casini. A introdurre gli interventi Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano, che ha aperto il dibattito richiamando alla necessità della biopolitica come nuova frontiera per far fronte alle problematiche della nostra società.
Il problema della vita è acceso più che mai in questi ultimi anni: Eluana e l’approvazione della Ru486 ne sono un esempio. Riguardo a ciò Mantovano afferma che “la libertà non può essere scissa dalla verità”. Lo Stato deve farsi promotore dello sviluppo di un’etica corretta, che stia entro i limiti dei diritti naturali inviolabili e del rispetto dei singoli individui. “Non cerchiamo uno Stato etico, ma uno Stato che riconosca l’esistenza di un’etica”. L’alternativa è assai pericolosa: lasciare che i decreti dei magistrati scelgano al posto della maggioranza del popolo. La “democrazia giudiziaria” è il risultato di una élite di giudici che si arrogano il diritto di “plasmare la società secondo l’etica del confessionalismo laicista”, togliendo voce al popolo.
La democrazia invece secondo Mantovano dev’essere un metodo “civile e pragmatico” per prendere decisioni, non l’imposizione della volontà di pochi (magistrati).
Sulla stessa linea si muove anche monsignor Negri. “Il problema della vita non è una battaglia facoltativa. È la questione della nostra società”. Il rischio individuato dal vescovo è lasciar avanzare un nuovo e terribile totalitarismo, subdolo e ingannevole: il potere di chi vorrebbe modificare l’uomo, generarlo senza legami. “Questo è il totalitarismo più pericoloso perché distrugge l’umanità – afferma il relatore – il senso della vita e la ricerca del significato ultimo devono essere il motore di qualsiasi indagine, scientifica e non”. Conclusione: “La laicità è tenere aperta la domanda di senso sulla nostra esistenza”.
A chiudere l’incontro è Carlo Casini, autore del secondo libro presentato. Il testo, riedito nel 2006 con alcune modifiche, è la riflessione “nata dal bisogno di rispondere ad una domanda interiore: vale la pena?” L’autore racconta infatti di aver speso anni ed energie ad indagare il tema della vita e il frutto del suo lavoro sono queste sei vie, evocative di quelle di Tommaso, per mostrare che l’embrione non è solo un “grumo di cellule”, ma un uomo. “L’unico antidoto contro le aggressioni alla vita è la coscienza individuale”, afferma con forza. “Dovremmo iniziare a far nostra l’idea che gli individui sono uomini fin dal concepimento, come previsto dalla proposta di legge che modificherebbe l’art. 1 del Codice Civile”. La politica infatti, ricorda Casini, ha il ruolo essenziale di tutelare e difendere i valori non negoziabili, senza i quali la vita non sarebbe più umana.
(E.M.)
Rimini, 23 agosto 2010