Alle ore 19.00 in sala A4 si è svolto il secondo appuntamento del ciclo di incontri e reportage dal titolo Storie del mondo, presentato dai giornalisti Roberto Fontolan e Gian Micalessin.
Come già anticipato dal documentario “Madri”, proiettato domenica 24 agosto, il tema del report di oggi riguarda ancora una realtà di collaborazione e condivisione dei bisogni tra popoli lontani per storia, religione e cultura. Realizzato dallo stesso Micalessin, il filmato “Libano: alle sorgenti della convivenza” documenta la nascita e crescita di un progetto della fondazione Avsi, finanziato dall’Unione europea e finalizzato al miglioramento della gestione delle acque del fiume Litani che scorre in Libano e Giordania.
Le immagini iniziali riportano scene di bombardamenti giustapposti a scorci di vita quotidiana, al fine di fornire una testimonianza della precarietà della vita all’interno della guerra, svoltasi nell’estate del 2006, tra le forze sciite facenti capo a Hezbollah e le milizie israeliane. A causa del conflitto, molte delle riserve idriche del paese sono state gravemente danneggiate, in particolare uno dei due depositi che fornivano acqua alla città di Baalbek e alla vallata sottostante. Tramite i racconti del responsabile Avsi locale e del ministro dell’energia e acqua di Beirut, il documentario testimonia come Avsi abbia avuto la capacità di venire incontro in modo eguale ai bisogni alimentari e agricoli della popolazione cristiana e di quella sciita. Partendo dall’irrigazione di gran parte del territorio vicino a Baalbek, infatti, gli interventi di Avsi si sono estesi fino al pagamento delle spese scolastiche e all’aiuto concreto a molte famiglie rimaste indigenti a causa del recente conflitto.
Finita la proiezione del reportage, sono saliti sul palco il coordinatore del Programma ROSS della Cooperazione italiana nel Paese Rosario Sapienza e il direttore operativo Avsi Gianpaolo Silvestri per avviare il dibattito. “A noi non interessa ricostruire gli acquedotti o le riserve idriche così come erano prima dei bombardamenti; ci sono già moltissime opere di ricostruzione avviate da Hezbollah stessa grazie ai finanziamenti iraniani. Il nostro è un intervento che vuole indicare un nuovo modo di lavorare, per gettare le basi di un cambiamento e stimolare processi di collaborazione”, dice Sapienza a proposito degli interventi operati dalle ong in Libano e i progetti di Avsi. “Il Libano è un mosaico di etnie, religioni e popolazioni diverse, in molti casi l’acqua costituisce un elemento di conflitto. Noi, tramite questa opera cerchiamo invece di creare lo spunto per un utilizzo dell’acqua come strumento di educazione alla cooperazione ed è a questo proposito che abbiamo avviato la creazione di un’associazione unica di agricoltori sciiti e cristiani”.
(M.M.)
Rimini, 25 agosto 2008