Accompagnato dalle trascinanti atmosfere celtiche, con brani appartenenti anche alla tradizione italiana, eseguite dalla band di Carlo Pastori, Paolo Gulisano, medico, saggista e scrittore, ha condotto il pubblico in una gremitissima sala A4, attraverso un’affascinante, originale percorso alla conoscenza di due grandi autori: John Henry Newman e Gilbert Keith Chesterton.
Il pubblico si è lasciato trascinare con entusiasmo, sottolineato anche dal ripetuto accompagnamento ritmico con le mani, dai brani della band composta oltre che da Pastori alla fisarmonica, da Giovanni Scarpanti (chitarre), Ermes Angeloni (percussioni), Franco “furbo” Svanoni (percussoni), Francesco De Chiara (cornamusa e flauti).
La prima definizione di “angli”, ha ricordato Gulisano, risale ai tempi di Gregorio Magno quando vennero per la prima volta a Roma, ma venivano considerati anche “angeli” perché di bell’aspetto. “Oggi i tempi in Inghilterra sono molto cambiati – ha quindi aggiunto – e si possono leggere sui giornali notizie come quella di un’infermiera sospesa perché ha chiesto a un malato terminale di pregare insieme, o di Sheryl Chaplin allontanata dal lavoro perché portava una croce”.
Nell’Inghilterra vittoriana, ha proseguito Gulisano, un giovane coraggioso professore e pastore della Chiesa anglicana diventa un autentico cercatore di verità, non solo di quella ufficiale dell’università. Non gli bastava nemmeno il liberalismo religioso della sua Chiesa: Newman non era affatto convinto dell’ineluttabilità del dubbio. “La santità – scriveva – viene prima della tranquillità”. “Voleva cercare, indagare anche sulla Chiesa delle origini, nelle pietre antiche – ha spiegato Gulisano – come Newman fece venendo in Italia, cercando nelle vestigia della Magna Grecia, innamorato del mare della Sicilia, azzurro come forse solo il manto della Madonna. Oscar Wilde disse a Newman di voler entrare nella Chiesa cattolica perché ‘per i cercatori ci vuole la Chiesa’”.
Di Chesterton, anche egli convertito al cattolicesimo, Gulisano ha ricordato le grandi pagine della celebre serie di romanzi di Padre Brown, innamorato del mistero, e le sue riflessioni sul senso del peccato. “La confessione – scriveva – è l’alba dove si sente l’umano” e “Ho provato l’esperimento e trovato solo una religione che osasse scendere con me nella profondità di me stesso”.
(M.T. )
Rimini, 23 agosto 2010