31. Riscoprire il folf: le fascinazioni della canzione tradizionale, risposta alla stanchezza del pop italiano.

Press Meeting

La Canzone popolare italiana è una miniera in gran parte inesplorata (e inascoltata). La serata della “Santa Allegrezza, canti popolari della tradizione italiana con l’Orchestra Pizzicata – diretta da Ambrogio Sparagna – e il Trio Napolincanto” nasce nel Meeting 2009 proprio per provare a proporre fascinazioni, ritmi e melodie che vengono da vicino (le italiche tradizioni) e da lontano (i secoli andati), per rintracciare radici culturali, etniche, umane.
Archeologia musicale? Potrebbe anche essere, ma in un periodo in cui il pop e la canzone leggera non brillano per capacità di entusiasmare, forse si può trovare molto più vivo e stimolante uno spettacolo in cui gli strumenti principi e trainanti sono organetti e tamburelli, ghironde e mandolini al posto di campionamenti e chitarre elettriche. Di questo mondo italiano da scoprire, da attraversare, da approfondire, Ambrogio Sparagna è diventato negli anni il più grande esploratore. Provenendo da un percorso musicale ricchissimo (laureato in etnomusicologia, all’opera dalla metà degli anni ‘70), Ambrogio ha lavorato con Francesco De Gregori e Lucio Dalla, Angelo Branduardi e Giovanni Lindo Ferretti, musicando su testi antichi come su grandi poeti, mettendo in partitura le parole di Leopardi e re-interpretando le musiche di Pergolesi. Il suo strumento è l’organetto, di cui è considerato autentico virtuoso e attorno al quale ha creato un ensemble invidiabile, l’Orchestra Pizzicata, che a Rimini si esibisce in compagnia del Trio Napolincanto di Gianni Aversano (amico di vecchia data del Meeting), con Domenico De Luca e Nando Piscopo.
Caleidoscopio di storia e musica, di passioni e narrazioni, di tradizioni e di mestieri, lo spettacolo di Sparagna e Aversano – in compagnia del Coro Amarcanto e dei coristi del Laboratorio di canto popolare – percorre la penisola dal Sud al Nord, passando da “Villanella ch’all’acqua vai” (“villanella ch’all’acqua vai moro pe’ tte e tu nun lu sai. Ahimmè, ahimè”) e al “Canto dei Sanfedisti”, da “Viene suonno” a “Regina de lu cielo” (“Regina de lu cielo o Divina maestà chesta grazia ca te cerco fammella pe’ pietà. Madonna de la grazia ca ‘mbraccio puorte grazia a te vengo pe’ grazia”), per arrivare alla sublime “Preghiera alla Vergine” di Dante.
Tra melodie e ritmi che sanno di antico, quando i canti di popolo erano storia e spirito, arte e cronaca, una serata d’altri tempi per provare ad assaporare diversamente (e meglio) i nostri tempi. E magari per convincersi che in fin dei conti le tradizioni folk americane e inglesi non hanno poi molto da insegnarci.