Nel primo appuntamento del ciclo di incontri denominati “Un caffè con…” si discute di finanza e di mercato. Gremiti i posti a sedere nel salone B5 situati davanti allo stand della Fondazione per la Sussidiarietà per ascoltare l’esperienza del finanziere Francesco Confuorti, presidente e amministratore delegato di Advantage Financial, il quale nel corso dell’incontro ha risposto alle numerose domande poste dal giornalista Mauro Bottarelli e dal pubblico presente.
Il carattere informale dell’incontro, svoltosi come un vero e proprio dialogo tra Confuorti, Bottarelli e le persone presenti ha permesso a Confuorti di dettagliare in modo molto chiaro il suo punto di vista sull’attuale crisi finanziaria, sulla situazione dell’Italia, sulle prospettive dei mercati e sulle azioni che a suo parere occorrerebbe promuovere per incentivare la ripresa economica e sociale del nostro Paese.
“L’Italia ha tre grossi problemi – è la sintesi del relatore – una crisi demografica, un problema di debito (si spende di più di quello che si produce e si produce di meno di quello che si potrebbe) e un problema di rigidità: il mercato è condizionato dai politici che spesso non sono capaci di gestirlo in modo adeguato”.
Secondo Confuorti proprio da una cattiva gestione del mercato nascono le principali criticità: “La politica spesso ha deciso di investire in aziende non produttive, sprecando soldi, mentre avrebbe dovuto investire laddove si produce capitale e nella spesa per le famiglie in modo da favorire la crescita e il risparmio”.
Alla base della crisi però non ci sono soltanto motivi tecnici e finanziari ma “una vera e propria crisi d’identità che sta investendo l’Europa e soprattutto l’Italia: se si perdono le nostre radici cristiane, le nostre tradizioni, la nostra storia per inseguire la chimera di un benessere ottenuto in tempi rapidi e senza fatica, come sembrano spesso suggerire i media, conseguentemente si perde la passione per iniziative di sviluppo reali su cui investire energie per creare benessere personale e sociale”.
Confuorti ha le idee chiare su ciò che occorrerebbe per promuovere la crescita e lo sviluppo: “meno stato, meno sindacati, più sussidiarietà e politiche sociali che investano nella famiglia, che è la prima forma di comunità”.
Secondo il finanziere il lavoro non deve e non può essere slegato da ciò che ogni uomo afferma come ideale e come valore della propria vita. “L’etica degli affari deriva dall’etica morale di ognuno, che per me si poggia sulla tradizione cattolica. Il mio lavoro è fare profitti per me e per i miei clienti, ma il profitto a cui tendo io è funzionale alla creazione di benessere sociale e di sviluppo. Io cerco opportunità di profitto coerenti con la mia visione etica e morale”.
Due le ricette operative proposte da Confuorti per sostenere la crescita, ricreare entusiasmo per la produzione e finanziare maggiormente chi lavora aumentando i salari. In primo luogo “bisognerebbe detassare gli straordinari dei lavoratori dipendenti, riducendo ad esempio l’aliquota al 15% e destinandone i due terzi (10%) alla riduzione del debito pubblico e un terzo (5%) ad un fondo di anzianità e salute”.
Le conseguenze auspicate: ridurre il debito pubblico, migliorare il tenore di vita dei lavoratori e la produttività delle aziende. In secondo luogo “occorrerebbero misure, anche una legge, che vincolino le banche ad investire il credito sul proprio territorio, in modo da sostenere chi produce veramente sul territorio, gettando le basi per un localismo produttivo che valorizzi i soggetti del territorio capaci di promuovere crescita e benessere sociale”.
(M.C.)
Rimini, 23 agosto 2010