Federalismo in primo piano, alla conferenza stampa delle 14, presenti l’onorevole Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia e Michele Emiliano, sindaco di Bari. E non è un argomento nuovo per il Meeting di Rimini, visto che, come ha ricordato lo stesso Calderoli, l’anno passato, proprio al Meeting, l’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, guidato da Maurizio Lupi, presentò la proposta di legge sul federalismo fiscale, che poi andò in Parlamento l’ottobre successivo.
Dopo aver premesso che non avrebbero risposto a domande sulle prossime elezioni regionali in Lombardia, Calderoli e Formigoni hanno affrontato il tema del federalismo fiscale (componente principale ma non unica del processo federalista nel suo complesso), contestando le accuse di immobilismo rivolte al centrodestra. “La legge sul federalismo fiscale – ha ricordato il ministro – è stata licenziata lo scorso aprile e nel giro di venti mesi approveremo i decreti attuativi”. Formigoni ha aggiunto che le regioni “hanno spianato la strada al federalismo fiscale, superando vecchie contrapposizioni fra aree ricche e povere del Paese. Adesso occorre un’accelerazione perché il cammino è bene impostato e la legge è stata approvata non solo dai partiti di governo”.
I tre protagonisti hanno subito chiarito che quello fiscale è solo un aspetto del più ampio progetto di federalismo che investirà la Costituzione, “per arrivare – ha spiegato Formigoni – ad un rapporto più virtuoso fra stato e cittadini”. Inevitabile il riferimento alle regioni a statuto speciale che, secondo il sindaco di Bari, “finiscono per penalizzare le stesse regioni meridionali”. Tanto per Formigoni che per Calderoli è giunto il momento di verificare se permangono ancora quelle ragioni storiche che, all’epoca, portarono a riconoscere certi privilegi. Con un gioco di parole, Calderoli ha pronosticato un futuro in cui “le regioni speciali siano un po’ meno speciali e quelle ordinarie un po’ più speciali”. Emiliano ha colto l’occasione per sfatare il luogo comune che vuole un sud spendaccione ai danni del nord. Il sindaco ha citato il libro di Gianfranco Viesti, “Mezzogiorno a tradimento”, secondo cui i trasferimenti ordinari dello stato alle regioni del sud sarebbero inferiori a quelli destinati alle aree settentrionali.
Il governatore della Lombardia, però, ha voluto precisare che la stessa Costituzione, all’articolo 116, già favorisce il federalismo, permettendo il trasferimento di competenze speciali dallo Stato a quelle Regioni che ne facciano richiesta. “Lombardia, Veneto e Piemonte – ha esemplificato Formigoni – si stanno da alcuni anni muovendo su questa strada, che permetterebbe di risparmiare tempo, energie e risorse in settori, ad esempio quello dei lavori pubblici”.
Tutti d’accordo sulla necessità di una collaborazione fra nord e sud al di là di vecchi pregiudizi. “Per misurarsi con la modernità – ha affermato Emiliano – occorre lasciare a casa il vecchio armamentario ideologico del passato, bisogna conoscersi e lavorare insieme con le regioni del nord. Per questo motivo sono contento di essere al Meeting. Poco fa, ho parlato con Formigoni: se conoscessimo bene la sanità lombarda, il governatore Vendola potrebbe prendere in considerazione la possibilità di applicare anche da noi quel modello pubblico-privato”.
Sulla vicenda dei profughi eritrei morti nel Canale di Sicilia, Formigoni e Calderoli hanno sostenuto la linea del governo: nessuna responsabilità italiana (“siamo noi che abbiamo salvato i superstiti”); sì ai “respingimenti” a tutela degli stranieri regolari e degli stessi Paesi di origine; politiche di sostegno al sud del mondo per eliminare alla radice il fenomeno dell’emigrazione che, comunque, ha una dimensione mondiale.
Nonostante le premesse iniziali, Calderoli e Formigoni non si sono sottratti a valutazioni sui possibili scenari elettorali della prossima primavera. Il primo per ribadire una totale chiusura all’Udc di Casini (“sono contro di noi su tutto, cosa ci alleiamo a fare? Per farci la guerra in casa?”)
Il secondo per dire che “la Lega, partito intelligente ed abile, non avrebbe nulla in contrario ad un accordo chiaro senza papocchi né pasticci”.