“Cooperare per crescere”, l’incontro delle 11.15 che ha visto la presenza di Luigi Marino, presidente di Confcooperative, e Giuliano Poletti, presidente della Lega delle cooperative, ha rappresentato la prima uscita ufficiale al Meeting per Bernhard Scholz, neopresidente della Compagnia delle Opere, dopo che Raffello Vignali è diventato deputato. “Viviamo in un momento in cui bisogna cooperare, senza lasciarsi andare a lamenti, per ridestare la fiducia nel Paese non velleitaria, ma basata su fatti concreti. L’Italia ha sempre saputo superare le crisi appoggiandosi sul suo sistema di piccole e medie imprese, un sistema da alcuni considerato anomalo, ma che funziona. Chiediamo: in questo momento, qual è il contributo che cooperative devono dare allo sviluppo dell’Italia?”.
Luigi Marino inizia il discorso ricordando le ragioni per cui nasce una cooperativa: risolvere i proble-mi della gente senza costituire un’impresa basata sul capitale. “È un’impresa per eccellenza della sus-sidiarietà, è un’iniziativa pratica per permettere alla gente di vivere degnamente. La forza delle coope-rative è quella di essere rimaste se stesse con i valori di solidarietà e di democrazia al loro interno”. Andando poi al titolo dell’incontro, Marino chiarisce che crescere prima di tutto avviene a livello per-sonale e quindi anche per la comunità. “In questi ultimi anni (dal 2001 al 2006) le cooperative sono passate dal 2% al /,5% del Pil, da 500 mila addetti a 1,2 milioni e sono stati realizzati utili in un perio-do di crisi. Per questo gli economisti definiscono le cooperative uno strumento anticrisi, perché hanno scopi diversi dalle altre aziende e non hanno l’ansia di dare utili agli azionisti, ma puntano a far lavo-rare i soci e a dare un servizio alla comunità”. Marino porta un altro dato notevole: tra gli addetti oltre il 50% sono donne e il 18% immigrati.
Per Poletti una cooperativa è uno strumento, come una zappa o una vanga, a disposizione dei cittadini che devono decidere come utilizzarlo. “Lo scopo di una cooperativa non è l’arricchimento, ma la co-struzione di risorse che durino nel tempo”. Per questo le riserve indivisibili sono un patrimonio per le future generazioni. “Non si ragiona sul fatturato dei tre mesi, – precisa Poletti – ma gli obiettivi hanno un tempo lungo”. La natura delle cooperative non permette, come alle imprese di capitale, di deloca-lizzare, ma per questo sono costrette a investire in formazione, tecnologia e innovazione, ad essere flessibili, per vincere le sfide anche nelle condizioni di mercato difficili in questo momento.
Una seconda domanda posta ai due presidenti riguarda le trasformazioni che le cooperative devono fa-re al proprio interno e gli interventi richiesti al governo di fronte ai difficili problemi attuali. È pole-mico Luigi Marino raccontando gli attacchi che negli ultimi decenni le cooperative hanno dovuto af-frontare: negli anni Ottanta si diceva che erano società assistite, negli anni Novanta si sosteneva che le cooperative dovevano operare solo in ambienti marginali e ora, l’attacco più micidiale, quasi mortale, è che le cooperative sono cresciute troppo e quindi non sono più cooperative. Queste polemiche hanno fatto nascere anche un contenzioso a Bruxelles con aziende della grande distribuzione. D’altra parte la cultura dei governi privilegia la grande impresa capitalistica, anche se alcune realtà cooperative offro-no il fianco alle critiche perché lavorano con i valori della cooperazione negando, per esempio, la de-mocrazia delle scelte del management e la partecipazione. “Tutto questo è solo un pretesto – continua polemicamente Marino – perché le nostre realtà diventano dei concorrenti”. E le cooperative, aggiun-ge, pagano tutte le tasse con una sola agevolazione: la detassazione degli utili che vengono assegnati alle riserve indivisibili e indisponibili.
Giuliano Poletti sposta l’attenzione su altri aspetti della cooperazione. L’Italia deve sostenere il siste-ma cooperativo per affrontare la crisi e vincerla, inoltre ha bisogno di una nuova idea di impresa: una società che abbia personale, capitale e tecnologia e non solo le cosiddette imprese individuali compo-ste da una sola persona che lavora in un suo laboratorio invece che in una fabbrica e in modo da paga-re contributi più bassi. Un altro grosso tema, a cui le cooperative possono dare un contributo di forma-zione, è quello della legalità: “Tutti siamo contro la mafia, ma quando si tratta di rispettare il semaforo rosso? E i dispositivi di sicurezza sul lavoro? E di pagare tutti i contributi? Bisogna ricostruire un nuovo senso civico, il rispetto per gli altri. Le cooperative sono una scuola del rispetto della legge, producono fiducia, danno un senso alla legalità. Guardiamo alle future generazioni: oso dire che biso-gna dare meno ai padri per poter dare di più ai figli”.
La palla ripassa a Scholz: “Le cooperative hanno un radicamento sul territorio che permette di affron-tare i problemi, le persone sono coinvolte e responsabilizzate, danno un contributo di pluralismo eco-nomico, reinvestono gli utili, è una forma di sussidiarietà che contribuisce al bene della società. In de-finitiva il sistema delle cooperative è un sistema economico da salvaguardare”.
(Arc. B.)
Rimini, 25 agosto 2008