27. Affrontare la crisi e rilanciare le imprese. Da dove ripartire?

Press Meeting

“L’incontro di oggi è un segnale importante di collaborazione tra soggetti che reagiscono responsabilmente alle provocazioni della crisi e resistono all’idea di un mondo senza sviluppo, espressione – come ricorda l’enciclica papale – di una sfiducia nell’uomo e nell’opera di Dio”.Così Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere, ha rimarcato la valenza dell’incontro che ha coordinato sul tema del rilancio dell’impresa, con gli interventi di Raffaele Bonanni segretario generale Cisl, Giorgio Guerrini presidente di Confartigianato e Corrado Passera ceo di Intesa Sanpaolo.
La conoscenza del reale panorama imprenditoriale italiano e della sua evoluzione negli ultimi decenni è fondamentale per una corretta diagnosi secondo Guerrini. Il 98% delle nostre imprese ha meno di venti dipendenti: un dato non tanto diverso dal resto dell’Europa (in Francia la percentuale è dell’85%). Il nostro tasso di crescita è stato persino il doppio che negli altri paesi europei per i primi vent’anni dal dopoguerra, poi è stato comunque superiore al resto del continente, scendendo invece sotto la media nell’ultimo ventennio. Si sono affermati via via alcuni vincoli alla crescita, che il presidente di Confartigianato individua nell’incidenza della burocrazia e nella scarsa liberalizzazione, che fino ad oggi ha di fatto interessato una modestissima parte di imprese artigiane individuali (panificatori, estetisti e altri). Guerrini ha poi indicato come preoccupazioni attuali della categoria che rappresenta le rigidità dei parametri valutativi di Basilea 2 e le condizioni per l’accesso al credito, specialmente per le aziende del Sud. Sul fronte delle relazioni sindacali ha espresso soddisfazione per le intese con Cisl e Uil sulle retribuzioni differenziate a base regionale, esperienza significativa per il dibattito sulle cosiddette gabbie salariali.
Raffaele Bonanni ha rivendicato alla Cisl di aver operato seriamente nel senso della fattiva collaborazione tra tutti i soggetti significativi della realtà economica e istituzionale oltre a Confindustria e Governo, difendendo l’occupazione anche attraverso i contratti di solidarietà (che rendono possibili strumenti indennitari oltre la cassa integrazione ordinaria).
Restano da rimuovere secondo Bonanni ancora vecchi ostacoli, come i ritardi nella spesa di fondi pur da tempo stanziati per settori strategici, tra i quali 14 miliardi per l’energia. Il leader sindacale ha concluso sollecitando l’assunzione di uno spirito comune di fronte alla crisi, per non ritornare a impostazioni vecchie (verticalizzazioni dei poteri tra politica, banca e finanza), recuperando invece spazi di partecipazione per tutti i soggetti effettivamente operatori di sviluppo.
In tal senso Bonanni ha segnalato come gli ultimi vent’anni siano stati caratterizzati da uno smantellamento sistematico delle strutture di partecipazione. La valorizzazione del capitale umano nella partecipazione agli indirizzi e alla gestione delle scelte economiche e imprenditoriali è per Bonanni un’espressione concreta del principio di “dono” nella pratica imprenditoriale configurato nell’enciclica papale.
La parola poi è passata a Corrado Passera, che si è dichiarato non certo sfiduciato sulle possibilità di uscita dalla crisi, ma semmai preoccupato di una certa mancanza di idee nel mondo dei soggetti che dovrebbero assumersi le responsabilità della ripresa.
Se le banche italiane in particolare hanno ben resistito, grazie a un sistema di regole e controlli del credito da tempo consolidato, i rischi per l’evoluzione degli effetti della crisi sull’occupazione sono ancora da verificare. Per Passera sono quattro le categorie sulle quali concentrarsi per un rilancio dell’imprenditoria italiana: la competitività imprenditoriale, il sistema paese (infrastrutture, giustizia, pubblica amministrazione), la coesione sociale (l’attenzione al bene comune) e il dinamismo, che significa la capacità di assumere in tempo reale decisioni importanti strategiche come l’impiego di fondi che attendono ancora di essere spesi per settori fondamentali per il rilancio industriale quali i trasporti e l’energia. Il processo decisionale perciò va sbloccato soprattutto a livello politico per avviare subito dopo l’estate risposte significative, in opposizione a tendenze altrimenti di sfiducia o di adattamento a un progressivo declino.
Lo spirito comune negli interventi dei relatori, soprattutto di comune responsabilità e partecipazione è stato sottolineato da Scholz, come espressione di un desiderio umano autentico, senza astratti richiami etici, alla costruzione del bene comune.