Lavorare nel pubblico e, soprattutto, lavorare nel tempo della crisi. È possibile? E, soprattutto, come fare? Due fondamentali quesiti cui Nicola Sanese, segretario generale della regione Lombardia, ha cercato di dare risposta.
“Ho iniziato ad operare nel pubblico – ha ricordato – dagli anni Novanta. Nella regione Lombardia era un momento molto difficile: si proveniva, infatti, dal tempo di tangentopoli. Roberto Formigoni mi ha voluto vicino, dopo la sua elezione. Le regioni hanno una funzione molto importante per la sanità: oltre a coordinare le infrastrutture, hanno il mandato di curare la formazione professionale delle risorse umane”.
Il dirigente ha sottolineato come all’inizio del proprio incarico abbia iniziato a conoscere le persone che lavoravano nel contesto regionale e come non abbia escluso nessuno, dall’organico e dalle sue dipendenze.
“Quando viene eletto un nuovo presidente – ha affermato – normalmente in altre regioni i dirigenti vengono sostituiti con altri dirigenti, dello stesso orientamento. Io, però, non ho toccato nessuno, ed anzi, ho assunto una posizione di ascolto e vicinanza nei confronti di tutti i miei dipendenti; purtroppo, nel corso degli anni, è stato necessario puntare su una riduzione dell’organico regionale: al mio arrivo i dipendenti erano 4500, ora sono 3250. Si è arrivati a questo numero senza procedere a licenziamenti, ma non è stato possibile sostituire con nuove assunzioni molti dei dipendenti che andavano via via in pensione”.
Sanese ha riportato alcune cifre: “Le regioni italiane costano normalmente al cittadino 80 euro mensili. La regione Lombardia ne costa 49. In Italia vi sono scelte di politiche sociali molto antiche; tuttavia la regione Lombardia, pur nella recessione, è la prima, per quanto riguarda lo sviluppo economico e il prodotto interno lordo. Abbiamo pensato anche ai lavoratori privati che perdono il lavoro, con percorsi di riqualificazione che personalmente ritengo all’avanguardia: la cassa integrazione consente al lavoratore di poter percepire l’80 per cento dello stipendio, in più abbiamo promosso la ‘dote’, ossia un voucher sociale che può essere speso per riqualificare risorse umane in corsi di formazione”.
La motivazione delle risorse umane parte dalle celebri ‘5C’: conoscenza, coinvolgimento, collegialità, contestualità, concretezza. “Tenendo fede a questi cinque principi – ha aggiunto Sanese – è stato possibile coinvolgere moltissime risorse, soprattutto a livello dirigenziale: l’obiettivo è, infatti, che il dipendente regionale svolga il proprio lavoro motivatamente. Solo in questo modo, infatti, il sistema sanitario può essere vicino al cittadino. A questi cinque cardini aggiungo altri due principi fondamentali: la comunicazione, spesso molto difficile, e la creatività. Non capita spesso nel lavoro di incontrare persone innovative che propongano grosse novità; tuttavia la creatività va incentivata, anche a livello economico. Per questo motivo la nostra regione ha introdotto un premio di produttività, che riconosce incentivi economici percentuali anche nel contesto pubblico”.
La relazione di Francesco Liuzzi, docente di Scuola di Impresa della Fondazione per la Sussidiarietà ha tentato di suggerire un nuovo modo di guardare alla crisi: “Ricerche psicologiche dimostrano che chi ha una forte attitudine a comportamenti disonesti ha un grado maggiore di dopamina; forse per questo molte persone che non hanno senso di responsabilità e rettitudine sono riuscite a sopravvivere in questo tempo difficile per chi è onesto. Siccome la conoscenza è un avvenimento che accresce la persona, bisogna incontrare l’altro, soprattutto nel contesto lavorativo. Il lavoro deve, in primo luogo, essere incontro con l’altro”.