25 anni di meeting

Press Meeting

“Al di là delle inesattezze, perché siamo cresciuti, c’è del vero nell’espressione usata ancora dai giornalisti: ‘I ragazzi del Meeting…’. Il Meeting è effettivamente giovane, perché è nuovo: non nasce da un progetto, o da una strategia”. Con queste parole di Emma Neri, dopo i ringraziamenti al pubblico presente che gremiva l’Auditorium, è iniziato l’incontro. L’autrice del volume “Il Meeting. La storia e i testimoni” (Ed. Piemme) ha sollecitato i relatori con diverse domande: il dialogo è andato avanti serrato e avvincente.
“C’è un episodio che ricordo con particolare gratitudine”, ha raccontato Emilia Guarnirei, Presidente del Meeting: “dopo un incontro in cui avevo presentato il Meeting a un raduno di sacerdoti, don Giussani mi ha gridato: ‘Emilia, prega la Madonna che ti mantenga l’energia che hai’. Mi è rimasta l’idea che se uno ha delle energie, è per spenderle. Il mistero buono che ha fatto e fa la realtà è passato sicuramente attraverso questa opera che ha segnato la mia vita e quella della mia famiglia”.
Marco Bona Castelletti, Docente di Storia dell’Arte Moderna presso la Cattolica di Brescia, ha ricordato alcune espressioni del Papa all’ UNESCO, riprese nella sua visita al Meeting ’82: “L’uomo vive una vita veramente umana grazie alla cultura (…) l’uomo è il dato primordiale e fondamentale della cultura (…) l’uomo (…) nell’insieme integrale della propria soggettività spirituale e materiale”. È la definizione precisa, ha rilevato Bona Castellotti, di ciò che è cultura per il Meeting.
“L’aspetto che mi piace di più del Meeting”, ha detto Giancarlo Cesana, di Comunione e Liberazione, “è un paradosso, e paradosso vuol dire: contro l’opinione comune. Quella del Meeting è gente normale, le ragazze al Meeting vestono e si comportano come le altre. Ma la gente che c’è qui è anche colpita da qualcosa di diverso. Allora nasce la domanda: da dove viene questa diversità? La diversità del Meeting – evidente, ma non padroneggiabile – ha una ragione che è Cristo. Mi piace proprio il Meeting perché non è clericale. Non nasce da un progetto. L’aspetto affascinante di Cristo è che non è una definizione, ma un mistero, cioè una presenza. E questo si vede”.
Emilia Guarnieri ha raccontato un’ altra sollecitazione di don Giussani e poi un dialogo col Papa a Castel Gandolfo. Dopo aver visitato la mostra “Dalla terra alle genti”, sull’origine del cristianesimo, don Giussani ha detto al Presidente del Meeting: “Questa cosa è un miracolo, ma ricordati che il miracolo più grande è la vostra unità”. “Questa amicizia reale, non consolatoria tra di noi”, ha detto la professoressa Guarnieri, “è uno dei fattori dinamici del Meeting”. Sull’incontro a Castel Gandolfo col Papa: “Quella volta, a colazione col Papa, non ero Presidente – ha detto Emilia Guarnirei –, ma alla riserva espressa da una sua grande amica polacca, che il Meeting non affrontava temi cattolici tradizionali, Giovanni Paolo II mi disse: ‘Lasci stare, non l’ascolti, perché voi fate un’altra cosa: il Meeting fa una cultura di frontiera’”. Da una parte ci siamo sentiti interpretati, dall’altra rilanciati in un impeto che in fondo aveva caratterizzato da sempre l’esperienza di C.L.
Che cosa accomuna gli ultimi titoli del Meeting? “Da cinque anni a questa parte – ha risposto Bona Castellotti – tendono a un’apertura metafisica. Parlare di dimensione metafisica oggi è impopolare, ma non bisogna avere paura. E Guardini ha notato che non c’è niente di più materialista della religione cattolica”. “Il Meeting”, ha detto ancora Bona Castellotti, “è il più grande antidoto che io conosca alla solitudine”. Il rischio da contrastare è quello di insuperbirsi e, ancora più al fondo, è quello che si incrini quell’equilibrio tra materiale e spirituale di cui parlava il Papa nella sua definizione di cultura. “Finora, mi pare che il problema non si sia manifestato. Faremo di tutto perché ciò non avvenga”: perché non si incrini l’equilibrio.
Giancarlo Cesana: “Io credo, in estrema sintesi, che il ‘filo rosso’ del Meeting sia stato questo: la passione per Dio e la passione per l’uomo; che si chiama la passione per Cristo. Chiunque viene qua, senza essere bloccato dal pregiudizio, non può non riconoscere che il Meeting è una cosa bella e positiva e che è attaccata al reale, sta alla realtà. Questa corrispondenza alla realtà è il filo rosso”.
“Il progresso”, ha detto ancora Cesana, “è dovuto alla permanenza dell’origine: è ciò che ci ha insegnato don Giussani. Noi partecipiamo della meta che costituisce la vita, ma non la possediamo, perché la meta è infinita. Tutti siamo chiamati a ricominciare sempre da capo. Io mi auguro che questa nostra esperienza venga raccolta e che ci sia sempre chi la sente come sua”.

V.C.
Rimini, 23 agosto 2004