24. Volevo essere felice la svolta imprevista di Enzo Piccinini

Press Meeting

“È una gratitudine che caratterizza la mia vita, perciò non ho paura di darla tutta”. Si chiude con queste parole di Enzo Piccinini, pronunciate nel 1998, il video che ripercorre gli episodi chiave della sua intensissima vita, presentato stamattina al Meeting. A undici anni dalla sua tragica scomparsa in un incidente stradale, Enzo è presente nel cuore e nelle testimonianze delle migliaia di amici incontrati in Italia e in tutto il mondo. Chirurgo affermato e molto stimato, a partire dalla fine degli anni ’70, Piccinini è stato tra i responsabili del movimento di Comunione e Liberazione più amati da don Giussani.
“Volevo essere felice” non è una commemorazione di un defunto, sottolinea Massimo Vincenzi, presidente della Fondazione Enzo Piccinini, ma “un’occasione per chi lo vede di innamorarsi sempre di più della Presenza di cui lui era innamorato lui”. Tre anni e mezzo di lavoro, tra interviste, sbobinature di incontri, archivi e testimonianze, che scuotono lo spettatore e lo costringono a fare i conti con un uomo che sapeva bene cosa voleva dalla vita: “Quando qualcuno mi chiedeva: che cosa vuoi fare? Lo avevo molto chiaro: volevo essere felice”. Ed è stata proprio questa la chiave per scegliere gli episodi da inserire del video, come ricordano i due curatori Elisa Martelli e Simone Zanotti. A partire dallo strappo con l’esperienza cristiana fatta da piccolo, all’incontro con i gruppi di estrema sinistra che “promettevano tutto subito”, dove Enzo si buttò con tutto se stesso. Fino all’imbattersi con i ragazzi di ‘One Way’, che vivevano l’esperienza di Comunione e Liberazione. “Spiegavano la vita e le cose in modo nuovo”, racconterà in una testimonianza. E soprattutto l’incontro decisivo con don Giussani, durante una lezione in Cattolica a Milano su cattolicesimo e apostolicità che “mi spalancò l’orizzonte del mondo”.
Da lì il rapporto con don Gius diventa sempre più intenso e totalizzante, favorito anche dal loro temperamento simile, focoso, “da saldatore”, come ricorda nella sua testimonianza Giancarlo Cesana, che lo volle responsabile della comunità degli universitari di Bologna dalla fine degli anni ’70. Dagli incontri con Giussani, Enzo tornava sempre commosso e cambiato, racconta Manlio Gessaroli, a quel tempo studente universitario, “come se gli fosse capitata la cosa più importante del mondo”. E questo lo trasmetteva ai suoi amici, dedicando loro tempo ed energie, anche in gite a dir poco avventurose, come ricorda Pier Paolo Bellini. “Mi chiedevo come potesse, un uomo così, medico chirurgo, padre di quattro figli, dedicarci così tanto e con così tanta passione”.
Il rapporto con la famiglia, che amava tantissimo, è infatti decisivo nella vita di Enzo. “Ci ha trasmesso, senza bisogno di dircelo, il senso della vita come compito”, sottolinea la figlia Annarita, che ricorda un episodio chiave: quando Giussani decise di aumentargli la responsabilità anche a numerose comunità del centro-sud Italia, “chiese prima a mia madre se era disponibile. Lei rispose: se è per il bene della Chiesa e della comunità, lo facciamo”.

(Al.C.)
Rimini, 23 agosto 2010