Letteratura, arte e cinema al centro dell’incontro svoltosi questa mattina in una gremita sala A1. A raccontare l’avventura dell’arte come momento primario per tenere insieme ragione e cuore, sono stati, introdotti da Davide Rondoni, poeta e scrittore, tre ospiti di eccezione: Robert Hollander, docente emerito di Letteratura europea a Princeton, Beatrice Buscaroli, storica e critica d’arte e Francesco Casetti, docente all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.
Hollander, esperto dantista, ha risposto al tema dell’incontro proponendo alla platea la conoscenza di Catone presente nella Divina Commedia nel I e II canto del Purgatorio. Nell’introduzione a quella che si potrebbe definire una lectio magistralis – per quanto breve – ha ironicamente affermato che “ci sono due categorie di lettori che si sentono particolarmente offese per il modo in cui Dante pretende di essere l’autore ispirato di un poema sacro: i non credenti e i credenti”. Anche se gran parte della critica ha travisato la natura della Divina Commedia, ha proseguito Hollander, ci troviamo di fronte ad un testo di tipo “storico”, per cui non vale la triade “veni-vidi-vici” ma quella del “vidi-vidi-vidi”, tanto Dante era convinto di aver visto i fatti narrati. Il termine “conoscenza” presente nella Commedia, continua, viene citato otto volte, in particolare nei dialoghi tra Farinata e Ulisse e quelli tra Dante e Beatrice, a puntualizzare due forme di conoscenza: quella umana e quella divina. Il relatore si è quindi soffermato sulla figura di Catone ed ha affermato che “per la critica risulta uno scandalo definire questo personaggio come un cristiano secondo Dante salvato e destinato alla vita eterna del Paradiso”.
Buscaroli, sul versante dell’arte contemporanea, ha voluto condividere la vicenda della 53ma Biennale di Venezia che l’ha vista protagonista in veste di co-curatrice del Padiglione Italia ed ha raccontato, nel suo sentito intervento, un viaggio di stupore e di lotta compiuto attraverso la storia. “La scelta di far esporre undici artisti su venti, che lavorano con tecniche pittoriche tradizionali, ha scatenato la critica, la quale in tal senso è diventata cieca”, ha affermato la studiosa. Nel corso della storia, ha continuato, abbiamo assistito al rischio della perdita dell’arte, e “se ad ogni eccesso della critica è seguita una tregua”, occorre ricordare che alla fine del Settecento, ci furono artisti, che per via della critica, ricusarono la prospettiva, l’architettura dipinta, o che addirittura giunsero ad astenersi dal gesto artistico. Nell’Ottocento Rosenblum racconta della tentazione di partire da questa tabula rasa, ricorrente appunto nel corso della storia, fino ad arrivare al Novecento, in cui le avanguardie proclamarono la rottura con il passato. Anche oggi, ha proseguito, “i critici dei maggiori quotidiani nazionali negano la presenza di un’arte italiana”. “L’arte esiste, ha concluso, e questa è una cosa che dobbiamo coltivare da subito, così da spegnere ogni tentativo di azzeramento, perché il bello è connaturato alle nostre vite e non in quello che ci vogliono far credere”.
Casetti invece ha fondamentalmente risposto alla domanda postagli da Rondoni sul tipo di conoscenza che si attiva nella visione di un film. Il relatore ha appunto risposto citando tre immagini cinematografiche molto note: quella di Via col Vento in cui Rossella invoca Tara ed un “carrello” ci fa vedere un cielo rosso fuoco; quella in Roma città aperta di Rossellini relativa alla morte di Pina; ed infine la scena finale del duello tra padre e figlio in Guerre stellari. Tutte e tre le immagini, ha spiegato, possono essere, seppur nella loro diversità, definite concrete e non icone concettuali, infatti nella prima lo spettatore è costretto a ritornare indietro per focalizzare il cielo rosso, nella seconda invece il regista, portando il carrello in avanti, costringe lo spettatore ad essere partecipe della morte del personaggio, mentre nella terza immagine è una specie di trionfo di effetti speciali in cui il rapporto tra padre e figlio viene portato in discoteca. “La conoscenza di cui parlano queste immagini, ha proseguito, ci ferisce, anche se sono scandalosamente diverse”. La differenza tra le tre immagini sta nel fatto, ha spiegato, che mentre per Via col vento e Guerre stellari si mette insieme sorpresa, conoscenza e ristrutturazione (la mano amputata del figlio), invece in Roma città aperta la radicalità di Rossellini trasmette una scossa, apre una domanda e non la chiude in maniera definitiva.
Rondoni, nel chiudere l’incontro, ha suggerito che “il tentativo non è definire l’arte: l’arte è un fenomeno umano, a noi interessa sorprendere in essa l’avvenimento che la provoca”. Risulta evidente perciò che una vita che non fa i conti con l’arte diventa piatta.