L’idea è originale e divertente: miscelare le canzoni della tradizione italiana con i ritmi e le vibrazioni del rhythm’n’blues. Una suggestione che ha affascinato Lou Marini, indimenticabile sax nel film dei Blues Brothers, al punto da contagiare un plotone dei più grandi musicisti nordamericani in un’avventura che lunedì sera 24 agosto sbarca al Meeting di Rimini con lo show ‘O Soul mio. Dietro lo spettacolo – di fianco ai mostri sacri nordamericani – ci sta una band di “dilettanti” milanesi, i Blues for People, una band che in oltre dieci anni di attività ha già qualche centinaio di concerti alle spalle.
Da dove viene questa folle proposta? Lo scorso anno i bluesman lombardi hanno avuto l’idea: realizzare un disco di canzoni nostrane riarrangiate in blues con la presenza nobile (e nobilitante) di alcuni musicisti leggendari degli States. Sembrava una follia, invece l’idea è andata in porto: nel 2008 il cd ‘O Soul mio ha visto la luce con una serie di titoli della tradizione italiana come L’uva fogarina, Vitti ‘na crozza, La porti un bacione a Firenze, O mia bella Madunina, Sordato nammurato. Titoli arcinoti, che però negli arrangiamenti di Lou Marini e compagni hanno assunto nuova forza, percorsi ritmici nuovi, diventando terreno di ballo e di contagio.
Dopo una prima presenza, già lo scorso anno al Meeting, Lou Marini e i Blues for People si presentano quest’anno in formazione allargata, con altri nomi leggendari della musica made in Usa: insieme a “Blue Lou” Marini, ci saranno infatti “Smokin” John Tropea, Antony “Rusty” Cloud, Eric “The Red” Udel, Lee “Funkutime” Finkelstein, Glenn Drewes, Larry “Trombonius Maximus” Farrell, tutti membri della Original Blues Brothers Band. Tra session milanesi e registrazioni newyorkesi, l’esperienza del soul-italianizzato che arriva alla 30edizione del Meeting è di quelle che divertono e affascinano, capaci di attrarre già a partire dal titolo dello show, che vive tutto nel gioco di parole dove O sole mio diventa O soul mio, in un cocktail ritmico poetico di sole e anima.
Senso dell’operazione? Uno solo: miscelare tradizioni apparentemente lontanisime, come la mala milanese cantata in Ma mi e il blues viscerale di B.B.King, oppure il romanticismo napoletano di O sordato nammurato con il soul vibrante caro a Otis Reding. Senza confusioni di ruolo e di latitudini, ma con l’obiettivo specifico di trasformare la musica in un avvenimento che avvicina invece che allonanare. Perché il Meeting è sempre un luogo in cui avvengono cose insolite: incontri che rendono possibile ciò che normalmente non si ritene tale. Anche in musica.