Il via alla XXIX edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli lo ha dato il vescovo di Rimini, mon-signor Francesco Lambiasi (vedi Note biografiche sotto), con la celebrazione della santa Messa alle 11.15 nell’Auditorium. Un inizio delle grandi occasioni con il salone zeppo di partecipanti, volontari e visitatori. Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, prima della Messa ha letto il mes-saggio di papa Benedetto XVI (il testo integrale è pubblicato sul Quotidiano Meeting di oggi). Con monsignor Lambiasi hanno concelebrato monsignor Paolo Pezzi, dal 21 settembre 2007 arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, il vescovo spagnolo Sanz, il vescovo di San Marino e Montefeltro, mon-signor Luigi Negri, e una quindicina di sacerdoti. La celebrazione è stata accompagnata dal Coro di “Comunione e Liberazione” di Rimini diretto da Laura Amati, che ha puntato su molti canti di Clau-dio Chieffo, scomparso un anno fa, e sui classici CantateDomino di Haendel e Ave Verum di Mozart.
L’omelia, liturgicamente centrata sul Vangelo secondo Matteo del “Chi dite che io sia”, si apre con la citazione di un brano dell’Introduzione al Cristianesimo pubblicata nel 1968 dal giovane teologo Jo-seph Ratzinger: “L’uomo non raggiunge veramente se stesso tramite ciò che fa, bensì tramite ciò che riceve. Egli è tenuto ad attendere il dono dell’amore e non può accogliere l’amore che sotto forma di gratuita elargizione. Non si può costruire l’amore da soli, senza l’altro; bisogna invece attenderselo, farselo dare. E non si può divenire integralmente uomini fuorché venendo amati, lasciandosi amare”. Partendo da questo testo e dal testo evangelico monsignor Lambiasi pone un parallelo tra il “Tu sei Pietro” e il titolo del Meeting “O protagonisti o nessuno”. A Cesarea di Filippo “uno squarcio di luce piovuta dall’alto… gremito di vita eterna”. E nella risposta di Pietro “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” si legge tutta la storia di Israele da Abramo ai profeti più lontani. E come Gesù dà un nuovo nome a Simone che diventa Pietro, così – prosegue il vescovo – “la mia identità è dono del Dio-Amore, che mi chiama perché mi ama. Come appunto scriveva Ratzinger quaranta anni fa: l’uomo trova se stesso lasciandosi amare e chiamare dal Dio-Amore e così diventa integralmente umano, po-temmo dire autentico protagonista”. L’omelia (il testo integrale è in Sala Stampa) è proseguita poi con riferimenti alla cultura moderna (Marx, Kierkegaard, Jean Guitton) in cui illustra come lo Spirito esal-ti l’originalità di ognuno e la santità “è uno spettacolo variopinto, policromo, polifonico”. E conclude: “Protagonismo nel senso evangelico e santità cristiana sono dunque intercambiabili”.
(Arc. B.)
Rimini, 24 agosto 2008