“Ho un debito verso il Meeting, perché la mia ricerca è nata proprio da alcuni incontri che ho fatto qui”, esordisce Tommaso Piffer, storico dell’Università degli Studi di Milano alla presentazione del suo “Gli Alleati e la Resistenza Italiana”.
Un libro che sfata alcuni dei miti legati al rapporto tra partigiani e truppe di liberazione a partire dal 1943, e che tenta di rispondere in modo non ideologico ad alcune delle domande fondamentali su quel periodo. Che efficacia militare ebbe la Resistenza rispetto all’avanzata anglo-americana? Fino agli anni Ottanta il rapporto era descritto come conflittuale.
In realtà non fu così, come documentano anche i numerosi documenti degli alleati oggi disponibili. Per decidere quali dei movimenti partigiani appoggiare, inglesi e americani usarono lo stesso criterio in tutta Europa: la loro efficacia militare, indipendentemente dal colore politico. In Italia il contributo degli alleati è fondamentale per lo sviluppo della Resistenza, sia per la fornitura dei materiali e dei rifornimenti, che per l’addestramento e l’appoggio finanziario.
Più difficile, invece, rispondere alla domanda su quanto la resistenza contribuì effettivamente alla liberazione. Per gli alleati i partigiani erano utili, per esempio in operazioni di sabotaggio e per la raccolta di informazioni oltre le linee nemiche, ma non venivano considerati decisivi per la sconfitta miliare dei tedeschi. “Questa ricerca non intende distruggere un mito per creare una nuova memoria condivisa”, ha detto l’autore al termine dell’incontro, “ma compiere una tappa verso l’uso di un metodo nuovo nella ricerca”, più attento ai fatti che all’ideologia.
Oltre la metà dei 44mila ricoveri che il Lacor Hospital fa ogni anno in Uganda sono di bambini sotto i 5 anni. Questo dà l’idea della situazione drammatica del per celebrare i 50 anni dell’ospedale diretto dal 1961 da Piero Corti e dalla moglie Lucille. Chirurgo rigorosissimo lei e medico con grande spirito imprenditoriale lui, ebbero l’incarico dal vescovo di Gulu Giovanni Battista Cesana di assumere la responsabilità dell’ospedale di Lacor. Alla presentazione è intervenuta Laura Suardi, responsabile per lo Sviluppo della Fondazione che prende il nome dai due fondatori e che dal 1993 sostiene economicamente e logisticamente il più importante degli ospedali del paese africano. Tale ospedale ha oggi una scuola per infermieri dove vengono formati circa 150 infermieri l’anno e dove effettuano il tirocinio i medici per esercitare la professione e è legato all’Università di Medicina.paese africano che, nel corso degli ultimi decenni vive una condizione di grave declino. “Dal sogno alla realtà. Lettere dal Lacor Hospital, Uganda” nasce
Il libro è la documentazione, attraverso le lettere dei due coniugi, del cuore delle persone che hanno dato origine a questa straordinaria avventura. Un’avventura che si sovrappone alla storia dell’Uganda e ai diversi Presidenti che si susseguono, fino alle guerre intestine che hanno reso sempre difficile la vita di quel popolo e di quell’ospedale.
“Africanizzare significa lavorare insieme per parecchio tempo” amava ripetere Lucille e alla sua morte nel 1996 a seguito dell’Aids contratto per gli interventi effettuati sulle persone colpite durante le guerre civili e quella del marito Piero nel 2003 per un tumore. Il sogno di Lucille si avvera l’ospedale, oggi, può contare su un personale totalmente autoctono.
Il giornalista Emilio Bonicelli ha poi presentato il libro su Rolando Rivi seminarista martire (Edizioni Shalom). Una storia della periferia italiana sconosciuta ai più, ma non alla gente di quelle terre dell’Emilia che furono testimone dirette degli eventi e che Bonicelli ha voluto far conoscere a tutti.
È la storia di un seminarista di 14 anni che si colloca dentro la storia europea delle ideologie del ventesimo secolo e dei sistemi totalitari che da esse nacquero. Tali ideologie furono, come disse Giovanni Paolo II, “il tentativo di creare l’inferno sulla terra”.
Il piccolo Rolando provò sulla sua pelle l’odio ideologico quando il 13 aprile 1945 fu massacrato in odio alla Chiesa e alla fede, come Gesù di venerdì alle ore 15, per la veste talare che portava e da cui non si voleva mai separare.
“Nessuno ha un amore più grande di questo dare la vita per i propri amici” e questo amore supera la morte tant’è che a un bambino inglese ammalato di leucemia viene portata una ciocca dei capelli di Rolando intrisi del sangue del martirio e così ottiene il miracolo della guarigione con grande sorpresa dei medici. Bonicelli nel volume mette il suo talento di scrittore al servizio di questa storia perché, come diceva Giovanni Paolo II, “non vadano perdute nella Chiesa e nel mondo le testimonianze dei martiri”.
(V.C., A.S.)
Rimini, 20 agosto 2010