L’ultimo libro di don Giussani, che chiude come sempre il Meeting, rilanciandone i contenuti (quest’ anno “Qui ed ora”, Rizzoli, Bur), è stato presentato da due personaggi con radici che più laiche non si può: Oscar Giannino, economista e giornalista, liberale e repubblicano per nascita e formazione culturale, desideroso di parlare non tanto ai presenti quanto al suo mondo di provenienza; e Giancarlo Cesana, arrivato nonostante i postumi di una polmonite, nato in una famiglia di socialistai, di “quelli scomunicati nel 1948”, oggi docente di Igiene all’Università degli studi di Milano Bicocca. Avendo presenti i suoi due ospiti, la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri ha invitato “come laici, a dar credito all’esperienza che abbiamo fatto in questi giorni a Rimini, e cercare di capire quel che abbiamo visto, a renderci conto del cambiamento, anche minimo, che c’è stato in noi”.
“Molti di voi – ha esordito Giannino davanti a diecimila persone – mi rimproverano perché nei miei interventi non uso mai il noi; ma questo deriva da un pudore che un laico come me ha. Ancora non ho il coraggio di dire noi”.
Egli ha cominciato affermando che il suo avvicinamento a Cristo, è stato reso possibile dalla fede della madre e dal don Gius che, in un incontro, gli chiese di fare i conti con la fede semplice e profonda della donna.
L’animo in ricerca di Giannino non si fermò lì e un giorno chiese allo zio, prete presso la nunziatura apostolica, che cosa pensasse di Don Giussani, ricevendone una risposta tanto lapidaria quanto lungimirante: “è un profeta”.
Dopo questo flash back, Giannino ha cominciato il suo ragionamento, con lo scopo di “portare un aiuto a quanti che partono da un atteggiamento laicista e razionalista nei confronti della fede”.
“La libertà che, per quelli come me costituisce il cardine della vita, l’ho compresa veramente in questo testo di Don Giussani – ha riconosciuto – laddove dice: ‘Essa non è innanzitutto scelta, ma adesione all’Essere perché aderendo all’Essere il mio io si compie’”.
La fede, secondo Giannino, non è uno stato d’animo ma un giudizio perché si tratta del nostro destino e del nostro cuore. “Non possiamo pensare che il kantiano dovere per il dovere ci salvi, perché questo principio al più genera una persona parziale e sicuramente ostile a qualche parte della realtà”.
“Molti opinion maker chiamano gli aderenti del movimento integristi – ha continuato il giornalista – ma tale integrismo non è altro che la vittoria di Cristo sul tempo e sullo spazio, su di noi”.
Infine Giannino ha richiamato i cattolici che si occupano di economia e finanza alla loro responsabilità di far vedere la diversità portata da Cristo dentro l’azione concreta del loro lavoro.
Cesana, prima di entrare nei contenuti del testo, ha spiegato che “questi libri sono dei rapporti dei raduni dei responsabili del Clu (Comunione e liberazione università) con don Giussani; delle grandi assemblee di cui Giussani poi tirava le fila” e indicava il passo da compiere.
“Giussani – ha ricordato Cesana – era di un realismo spietato. Sapeva che l’uomo è un bastardo e un traditore e che appena può ti frega. Per questo ricordava sempre quel versetto di Geremia dove si maledice l’uomo che confida nell’uomo”. Ma chiunque parlasse con lui, sentiva di essere importante e che il mondo aveva bisogno della sua pur piccola esistenza. Perché don Giussani, con il suo realismo non annichiliva ma testimoniava che “dentro il limite noi ci imbattiamo nel perfetto, perché la perfezione è il compimento oltre le capacità dell’uomo limitato”.
Perché “Qui ed ora”? Perché Cristo è un fatto accaduto, che c’è adesso e per evitare che questa affermazione divenga un formalismo, sia ridotta all’immagine che io me ne faccio, Giussani si è legato, fin dagli inizi, a delle persone, fossero pure quattro ragazzetti del Berchet. “Conoscere Gesù – ha insistito Cesana – vuol dire partecipare ad un fatto, altrimenti non è conoscenza. Vuol dire essere coinvolti da una Presenza, essere fedeli alla compagnia alla quale siamo stati consegnati”.
Quando Gesù dice di far memoria di Lui, non invita ad un semplice ricordo. “Il luogo della memoria – ha esplicitato il docente universitario – è la comunità viva, gente che sta insieme perché c’è Cristo. ‘Uno stare insieme’, come diceva Giussani, ‘che è una cosa dell’altro mondo in questo mondo’”. “Qui ed ora”: segno (la comunità) e Mistero (la presenza di Gesù) coincidono. “Dio incarnato ti raggiunge attraverso la realtà fisica di una umanità – ha aggiunto Cesana – Ed è per questo che siamo cattolici. Ai tempi di Gesù la gente vedeva un uomo fatto in un certo modo che ragionava e guardava in un certo modo. E così è stato per noi con don Giussani”. Da questa appartenenza alla comunità, alla Chiesa nasce la moralità. Diversamente si approda a prescrizioni e divieti che finiscono per soffocare.
Ricordando le sue origini popolari, Cesana ha interrotto gli inevitabili applausi. “Questo non è un teatro, io non sono un attore e voi non siete una platea ma un popolo, una unità di popolo”. E giù, naturalmente, altri applausi. Che sono continuati al momento del congedo da parte del presidente Emilia Guarnieri e dei ringraziamenti per i 4 mila volontari che si pagano vitto alloggio e che costituiscono l’inspiegabile (per gli osservatori esterni) meraviglia del Meeting. Infine l’annuncio del Meeting dell’anno prossimo, che si terrà dal 22 al 28 agosto: “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”.
(A.S.,D.B.)
Rimini, 29 agosto 2009