17. Michelangelo. La lotta e il genio

Press Meeting

Alle 19.00 di questa sera, nella sala Neri della Fiera di Rimini Davide Rondoni, poeta e scrittore, ha presentato il primo di una serie di incontri che avranno come tema l’arte.
Il violoncellista Giacomo Grava comincia l’incontro con un brano di Bach, mentre Luca Violini, attore e doppiatore si prepara alla lettura di alcune poesie e prose tratte da Giuseppe Ungaretti, Rainer Maria Rilke, Mario Luzi, Giovanni Testori sulle opere d’arte michelangiolesche e alcune poesie di Michelangelo stesso.
Davide Rondoni introduce l’incontro sostenendo l’esigenza di dedicare una serata a Michelangelo. “L’arte non è un luogo per cuori puri – sostiene Rondoni – ma serve a mettere a fuoco l’esistenza”. “Proprio con Michelangelo – continua Rondoni – si è percepita tutta la dismisura delle esigenze del cuore umano”. Nel periodo di crisi attuale, crisi economica, ma soprattutto crisi morale, riscoprire artisti come Michelangelo – prosegue Rondoni – significa andare al fondo di problematiche, che come alla fine del Rinascimento, possiamo ritrovare anche nella società attuale.
La parola poi passa a Beatrice Buscaroli, storica dell’arte, per una riflessione sulla figura di Michelangelo, genio del tardo Rinascimento, nella cui arte per la prima volta si è intravista l’anima del Barocco. Con Michelangelo infatti entra nell’arte il dramma della vita, e proprio da qui proviene lo spirito del Barocco; l’artista avverte che il mestiere non può più bastare provando così fino alla morte il senso del fallimento nei confronti della sue creazioni. Se nella giovinezza l’arte si presentava nella sua forma finita, classica, con lo scorrere degli anni Michelangelo cerca sempre di più l’indefinitezza della forma. L’artista ricorre ad ogni tipo di espressione artistica, dalla scultura alla pittura, ma secondo alcuni testi ricordati da Buscaroli, la forma che egli prediligeva era la poesia.
La studiosa continua ricordando che per Burkhardt “Michelangelo è il destino dell’arte”, facendo coincidere il suo periodo con il massimo splendore dall’espressione artistica italiana. La duplicità della sua poetica – continua la Buscaroli – è data dall’inconciliabilità tra l’amore terreno e l’amore divino; questa lotta viene vinta solo quando l’artista accetterà il fatto che la materia non può tradursi in idea.
Buscaroli poi fa proiettare alcune opere di Michelangelo, tra cui la Battaglia dei Centauri, il Tondo Dondi, la cappella Sistina, la tomba di Giulio II, il Giudizio Universale, la cupola di San Pietro. Quest’ultima opera fu il problema che tormentò la sua vita. Egli, secondo i testi e le considerazioni fatte dalla critica, la considerava il suo difetto, il suo fallimento. L’arte per Michelangelo, continua Buscaroli, fa vivere ma anche morire l’artista, perché la materia prolifica e si espande, generando quell’abisso di buio e di splendore che gli fa dire: “Oh arte, che illumini il mondo e le nubi. Abbi misericordia di me”. L’arte diviene allora come una preghiera, cosciente che le mani umane non possono creare il mondo. Chiusura dell’incontro riservata a Rondoni, che declama un suo poemetto dedicato all’artista fiorentino.
(A.F.)
Rimini, 22 agosto 2010