Introdotto da Jesus Carrascosa del Consiglio di presidenza di Comunione e Liberazione, si è tenuto alle 19 in sala A1 l’incontro di presentazione della mostra dedicata alle Riduzioni del Paraguay, che si sono sviluppate in quel Paese dalla fine del 1500 alla metà del 1700, e al libro in due volumi scritto da padre Aldo Trento sullo stesso argomento. Mostra e libro – ha sottolineato Carrascosa –che hanno il grandissimo pregio di rendere viva una memoria storica su fatti che si vorrebbe far dimenticare o, peggio ancora, stravolgere attraverso una versione distorta data dal “nemico”. Per primo è intervenuto Luis Federico Franco Gomez, vicepresidente della Repubblica del Paraguay, che ha sottolineato di essere venuto in Italia per l’amicizia con Padre Aldo e per il desiderio di ricordare l’importanza della civiltà degli indios Guaranì e dello sviluppo che essa ha avuto grazie all’opera dei Gesuiti. L’opera di Padre Aldo e quella dei Gesuiti – ha detto Gomez – sono tra loro legate. I Guaranì credevano in un solo Dio e lo cercavano camminando alla ricerca della “Tierra sin mal”, ma vivevano in famiglie separate. I Gesuiti li hanno uniti, dimostrando che la vita isolata non serve e facendo loro incontrare quello che cercavano: Cristo. Anche oggi in Paraguay c’è una situazione di difficoltà delle famiglie: coniugi separati, persone emarginate, come i malati di AIDS, le donne sole, i bambini di strada, gli anziani. “L’opera di Padre Aldo si pone come una nuova evangelizzazione – ha affermato il vicepresidente – e il suo Ospedale San Raphael è una risposta al bisogno di quelle persone. Gesuiti e Padre Aldo hanno fatto in Paraguay la stessa cosa: hanno salvato delle anime per la gloria di Dio”. “Grazie, grazie, e la mia benedizione per ognuno di voi” è stata la conclusione di Gomez, dopo aver ricordato che l’opera di padre Aldo è possibile per il suo legame con il movimento diComunione e liberazione e l’aiuto ricevuto da questo movimento. È seguito l’intervento in un ottimo italiano del ministro del Turismo del Paraguay Liz Cramer, che ha ricordato le grandi potenzialità turistiche del suo paese, per la incomparabile bellezza della natura, invitando a visitarlo. Ha poi ricordato l’importanza delle zone archeologiche site nel sud del paese, relative alle reducciones, e la recente inaugurazione della missione di Trinidad. Ha sottolineato come il Paraguay sia un paese giovane ed accogliente, che ha ereditato tale carattere dai Guaranì. È stata quindi la volta di Darko Sustersic dell’Università di Buenos Aires, che ha illustrato, anche attraverso diapositive, le caratteristiche dell’arte dei Guaranì. Ha esordito ricordando l’origine della sua amicizia con padre Aldo, nata a seguito della difesa da lui operata, attraverso articoli di stampa, dell’autenticità dell’arte, sorta dal connubio tra l’opera dei gesuiti e quella dei Guaranì, minacciata da interventi di restauro non rispettosi dell’originalità dei dipinti. Sustersic ha evidenziato come i Gesuiti tendessero a evangelizzare gli indios attraverso la bellezza dell’arte, al punto che portavano nella foresta dipinti della Madonna, da cui i Guaranì restavano colpiti ed affascinati. Ha poi sostenuto la creatività dei Guaranì, che non si limitavano a copiare i modelli dati dai Gesuiti. Come esempio ha indicato gli sguardi intensi delle statue e dei dipinti, che tendevano ad instaurare un contatto con lo spettatore e la amovibilità della testa e delle mani delle statue. Inoltre le opere degli indios erano caratterizzate da dolcezza delle espressioni, morbidezza, equilibrio, che si contrapponevano alla staticità del barocco. Ha concluso la tavola rotonda l’intervento di padre Aldo Trento, che ha subito ricordato come la sua missionarietà in Paruguay sia nata dall’abbraccio di don Giussani e dalla frase di Mounier dettagli in quella occasione: “Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”; la carne ferita che grida, abbracciando la situazione che vive. Così come tutto lo sviluppo dell’opera in Paraguay è nato dal giudizio dato da don Giussani agli universitari nella sua visita del 23 luglio 1988: “Carissimi amici universitari, vi auguro di avere tanta fede e tanta intelligenza da rinnovare la più grande impresa sociale e politica del vostro passato, l’impresa delle Reductiones. La fede in Cristo è il mezzo per vivere più intensamente anche questo mondo. Coraggio. E arrivederci. Don Giussani”.
Ugualmente determinanti nella vita di Padre Aldo i richiami di Isabella la Cattolica, che ha posto alla base del suo intervento nell’America Latina il “principale fine che quei popoli abbraccino la fede” e di Carlo V, che disse di “preferire il fallimento, piuttosto che perdere solo un’anima a Dio”. Padre Aldo ha ricordato come i Gesuiti abbiano annunciato solo la bellezza e la gioia dell’avvenimento cristiano ai Guaranì, che credevano in Dio e camminavano per cercarlo e che hanno accolto l’annuncio perché corrispondeva alle attese del loro cuore. “Questo ha creato 150 anni di felicità, che nasce dalla vittoria di Cristo sul mondo. E – ha aggiunto Padre Aldo, con una nota autobiografica – anche la depressione si pone all’interno della vittoria di Cristo presente.” Nel valutare la storia – ha poi detto il religioso – “occorre sempre considerare che vanno insieme la spada e la croce, il peccato e la grazia; sicché non si può prescindere da questa ontologia del cristianesimo nel leggere la ‘conquista’”. E, ancora con un riferimento personale, “questo mi ha fatto capire don Giussani: nella mia sconfitta e disperazione Cristo mostra la sua vittoria”. Volendo descrivere le “riduzioni”, padre Aldo le ha definite “un tentativo umano dei Gesuiti di dilatare la compagnia di Gesù attraverso l’annuncio di un avvenimento che cambia la vita. I Guaranì erano un popolo di uomini liberi, protagonisti della loro vita, capaci con il loro lavoro di grande sviluppo economico. Erano affascinati dalla bellezza. L’indio entrando nella Chiesa voleva incontrare il Paradiso e lo ha mostrato anche attraverso l’arte, la pittura, la scultura, la musica”. Padre Aldo ha concluso il suo intervento ricordando le figure di alcuni grandi Padri Gesuiti e poi recitando una preghiera di Sant’Ignazio di Loyola, che si conclude dicendo: “Dammi solo il Tuo amore e sono sufficientemente ricco e non Ti chiederò più niente”. Un lungo, interminabile, applauso ha avvolto Padre Aldo in un abbraccio che ha mostrato l’affetto di una platea, che aveva seguito l’incontro con attenzione e silenzio.