“Se c’è un codice genetico inscritto nel Dna di ogni uomo, chi l’ha scritto?”. A lanciare questa provocatoria domanda è stato Gregory Katz, 37 anni, docente di Bioetica e innovazione terapeutica all’Essec di Parigi, che nel corso dell’incontro svoltosi alle 19 in sala B7 ha presentato il suo volume La cifra della vita, di prossima pubblicazione in Italia per le edizioni Cantagalli. La relazione di Katz è stata introdotta dal giornalista Maurizio Vitali: “In lui – ha detto Vitali – ho trovato la libertà di porre dentro la ricerca scientifica una domanda contro i tabù imposti da chi pratica questi mestieri. Ossia, che cosa è veramente la vita?”. Incalzato dalle questioni sollevate, Katz ha esordito sintetizzando sotto forma di domanda i tre punti salienti che oggi sono posti dal codice del Dna. “Innanzitutto – ha detto Katz – dobbiamo chiederci: se c’è un codice e quindi anche un linguaggio, qual è allora il messaggio? Chi sta parlando? Chi è il programmatore?”. Sulla stessa scia, il secondo quesito: “Se c’è un programma, allora tutte le nostre azioni sono programmate? Dove sta la nostra libertà? E infine – terzo quesito – se la vita ci programma, possiamo riprogrammare noi la vita? Possiamo ossia aprire il campo alla clonazione umana?”
Difficile, forse impossibile, per la scienza dare una risposta compiuta a queste domande. Eppure lo scienziato ha dimostrato di non volersi tirare indietro, proponendo un’ipotesi di risoluzione: “Le molecole chimiche – ha detto – potrebbero costruire un significante, portare cioè un significato. Ne ignoriamo tuttora il senso, ma c’è un linguaggio inscritto in ogni cellula”. Questa certezza implica però quello che Katz definisce come un “impatto filosofico”. “Se c’è un linguaggio, chi sta parlando?”. “Oggi – ha continuato – i genetisti rispondono che il codice genetico si è creato da solo. Come il paradosso dell’uovo e la gallina. Ma noi non possiamo formulare la domanda sull’origine della vita presupponendo che la vita stessa sia già iniziata. Questo è il mezzo che viene utilizzato per eliminare l’idea di creazione”.
Non sono così mancate da parte del docente le citazioni di alcuni esempi di deriva di un pensiero filosofico e scientifico che si affida al caos e all’azzardo, rifiutandosi di risalire ad una causa originaria. “Noi oggi dobbiamo dare una risposta a chi dice che l’essere umano si riduce ai suoi geni – ha infatti sottolineato con particolare enfasi -, anche perché questa impostazione di pensiero ci porta alla morte dell’umanesimo. Si vuole trasformare l’uomo in una sorta di materiale grezzo”. Le prospettive future intraviste dal giovane docente sono tutt’altro che rassicuranti. Nella conclusione del suo intervento Katz ha infatti parlato della “perfezione dei mezzi e confusione dei fini” che oggi caratterizzano una società diretta al post-umanesimo. “La dignità umana – ha concluso – è l’affermazione della libertà nonostante il riduzionismo scientifico”.
(G.B.)
Rimini, 24 agosto 2008