“Mi chiamo Melania, sono un medico e sono guarita dal cancro. Ho avuto un tumore inoperabile, invasivo, aggressivo e recidivante. L’ho affrontato. L’ho curato. L’ho guarito. Sono un esempio positivo. Racconto la mia storia per chi è in difficoltà, per quelli che pensano di non farcela, per quelli che hanno paura, che si disperano, che sono smarriti e che credono che la loro vita stia per finire. Racconto la mia storia per dare una luce di speranza, per aiutare a non perdere la fiducia, per incitare a combattere, a non arrendersi, a continuare a vivere durante e dopo la malattia. Racconto la mia storia per sdrammatizzare anche i momenti più critici, per far sorridere coloro che oggi soffrono, e per tutti quelli che non ne possono più, gli stessi chiamati da noi medici… pazienti”.
Le note di copertina sintetizzano in maniera agile ma profonda il contenuto di questo libro, “scritto di getto, in tre settimane all’inizio di quest’anno, finito subito nella classifica dei dieci libri più venduti, nella quale – da aprile – continua ancora ad essere”. Libro di speranza e di responsabilità, quella di dimostrare che guarire dal cancro è possibile e di mostrare la strada attraverso cui è possibile giungere a guarire. Libro rivolto anche ai medici, perché siano sollecitati a saper “stare di fronte ai ‘pazienti’ come persone, a confortarli, ascoltarli; con la possibilità, così facendo, di essere indotti meno in errore, soprattutto dal proprio pregiudizio”.
Il libro, che porta una prefazione dell’oncologo Umberto Veronesi, è stato presentato da Eugenia Roccella, sottosegretario al Lavoro, salute e politiche sociali, e dalla stessa autrice Melania Rizzoli, che è anche parlamentare del Pdl, introdotte da Manlio Gessaroli, medico chirurgo dell’Ospedale Bufalini di Cesena.
L’esponente del governo evidenzia come il libro illustri il titolo del Meeting. “Essere protagonista, anche nella malattia, nella sofferenza, nella paura, significa avere a cuore il proprio destino, inteso non come fatalità, ma come il senso ultimo della propria vita, quali che siano circostanze attraversate. L’alternativa è ‘essere nessuno’”.
Ha quindi descritto le caratteristiche del libro: “È scritto innanzitutto con il passo della quotidianità, scandita dalle fasi della malattia, nella quale si è passati dall’essere sani all’essere malati, per tornare ad essere ancora sani e poi, ancora, malati, fino alla guarigione definitiva”. “È un libro scritto nel doppio ruolo, di medico e di paziente. È un libro scritto da una donna, “perché è il libro delle relazioni tra persone” ed è un libro che nasce da un incontro tra amiche. Il volume nasce come gesto di responsabilità e documenta proprio una responsabilità verso le cose imparate nella malattia, da mettere a frutto. Piccolo esempio: “il regalo di coperte morbide al reparto, avendo sperimentato il freddo patito sotto una coperta vecchia e dura in occasione di un intervento”. “Assumersi la responsabilità di fronte a quello che capita è essere protagonisti”, ha concluso Roccella, dicendo infine: “è un libro leggibilissimo, non triste, anche se parla del dolore, ed è carico di speranza”.
L’Autrice ha illustrato i motivi che l’hanno portata a scrivere il volume, riassunti nella nota di copertina, documentando quanto affermato dalla Roccella sul suo doppio ruolo di medico e di paziente: “È un libro scritto da paziente, ma commentato da medico”. Ed ha spiegato il titolo “Perché proprio a me?”, che dice il dramma ed il tempo necessario per accettare una diagnosi così dura, per poi iniziare la lotta contro la malattia. Lotta vinta attraverso un trapianto di cellule staminali, eseguito in Italia, in uno dei tanti centri all’avanguardia che esistono in questo paese. Rizzoli ha spiegato che nel libro la questione della fede è solo sfiorata, ma che essa emerge in tutta la sua potenza nei momenti più terribili ed è il conforto più grande che si possa ricevere, insieme a quello dei propri familiari.
Ha concluso dicendo essere motivo di orgoglio per lei l’aver potuto trasformare una cosa così terribile come la malattia in un segno di luce e di speranza per tanti, raccontando una storia “a lieto fine”. Perché dal cancro si può guarire.
Gessaroli ha evidenziato come Melania ha vinto la battaglia più grande: dire “io” anche nelle circostanze più drammatiche, facendo prevalere la tensione all’esistenza. “Assumendo”, poi, in qualche modo, il ruolo di parlamentari e di legislatore, le due onorevoli hanno quindi offerto le loro riflessioni sulle normative, alla cui preparazione intendono dedicarsi, in tema di cellule staminali, evidenziando la necessità di evitare che possa inserirsi la logica del profitto nella previsione di banche per lo “stoccaggio” di tali cellule.
Da questo punto di vista – hanno osservato – la strada migliore per l’acquisizione delle cellule staminali è la donazione dei cordoni ombelicali. In particolare, Rizzoli ha portato l’esempio di quanto svolto nel più grande centro di ricerca di New York, recentemente visitato, sottolineando come si stia lavorando alla preparazione di farmaci (anticorpi mono-clonali), che potranno colpire direttamente le cellule neoplastiche, sostituendo così gli attuali farmaci chemioterapici, che agiscono indiscriminatamente, anche sulle cellule sane.
L’incontro si è concluso con l’invito a far conoscere il libro per sostenere la ricerca contro il cancro, alla quale sono stati destinati i proventi, e per far sapere a chi è malato che guarire è possibile. Con una speranza in più, confessata dall’autrice: “che il libro possa indurre molti medici a cambiare il proprio atteggiamento nei confronti dei pazienti”.
(A.M.)
Rimini, 30 agosto 2008