Nell’escuzione del quartetto formato da Matteo Pippa al violino, Giacomo Grava al violoncello, Christopher Vath e Antonietta Assini al pianoforte (ma con ruoli diversi, il primo da solista, la seconda con il difficile compito di costituire il contesto orchestrale), si è tenuto l’ultimo appuntamento della rassegna, che ha visto diversi incontri con autori e artisti e ha permesso di approfondire molte sfaccettature connesse al titolo del Meeting, come ricordato da Pier Paolo Bellini nell’aprire la serata.
Il Triplo concerto di Beethoven, forma stilistica già considerata obsoleta ai suoi temi e da lui genialmente reinterpretata, si coglie quasi “un’opportunità, una speranza – ha sottolineato Bellini – come se ci trovasse lungo un cammino che si vuole portare a compimento perché, come scriveva don Giussani commentando questo celebre concerto beethoveniano: ‘Il cammino dell’uomo si sperimenta compiuto’, pervaso ‘da un anelito pacificato che diventa sulla strada una baldanza lieta’”. “Così”, ha aggiunto Bellini, “è il destino di conoscenza, pieno di letizia, che si delinea nel finale del Triplo Concerto”.
“I medici di oggi hanno stabilito che Beethoven fosse affetto da manie depressive”, ha ricordato Vath. “Ma Beethoven è un uomo che lotta e cerca sempre, nella musica, la sua felicità. ‘Ho fatto una cosa nuova’, scriveva al suo editore a proposito di questa composizione: ‘un concerto con tre solisti e orchestra’”. “Happy Beethoven in questo periodo”, ha rimarcato il musicista americano in modo piuttosto informale per il commento a un brano di musica classica. “Il secondo tempo è bellezza pura. Ma dentro questa bellezza c’è sempre qualcosa di più. Poi il terzo, ancora gioioso, giocoso, con dentro una danza, una polacca…”.
Applausi scroscianti da parte del pubblico che gremiva la Sala Neri al termine dell’esecuzione.
(M.T.)
Rimini, 28 agosto 2009