“Questo libro è una ‘bomba’, non è un libro edificante”. Così si è espresso Massimo Borghesi parlando del volumetto “Sul senso religioso”, recentemente edito dalla Bur di Rizzoli, che propone uno scritto di Giovanni Battista Montini, allora arcivescovo di Milano, ed un altro di Luigi Giussani. Entrambi i testi sono datati 1957. A conferma della sua affermazione, Borghesi ha ricordato che mentre la recensione di “Avvenire” recava il significativo titolo: “Montini e Giussani: l’amicizia che non ti aspetti”, quella di “Repubblica” era preoccupata, invece, di riproporre la lettura ideologica di due schieramenti contrapposti: da una parte i montiniani, dall’altra i ciellini.
Ha introdotto l’appuntamento (alle ore 19, negli spazi del Caffè letterario) Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano, che ha ricordato: “Questa sera si svolge l’ultimo incontro di presentazione di libri”. Il testo di Montini (“Sul senso religioso”) è la Lettera pastorale 1957 dell’arcivescovo di Milano; lo scritto di Giussani, dello stesso anno, è la prima versione de “Il senso religioso”. Il volume recentemente pubblicato dalla Bur, come ha ricordato Fornasieri, “ha un bel saggio introduttivo di Massimo Borghesi che, con una sapiente lettura di filosofo e storico”, illustra l’importanza dei due testi proposti.
Dopo l’introduzione di Fornasieri, è intervenuto Javier Prades López, decano della madrilena Facoltà teologica San Damaso, recentemente inserito tra i trenta membri della Commissione Teologica Internazionale. Ricostruendo il contesto storico-culturale del secondo dopoguerra e dei due autori proposti, ha notato Prades, “Borghesi ricorda la netta contrapposizione tra ragione, religiosità e fede presente nella tradizione protestante”. Ma ricorda anche altri autori, come Cornelio Fabro e Jean Danielou, che rivendicano la costitutiva dimensione religiosa dell’uomo ed anche i valori, insieme ai limiti, della conoscenza razionale di Dio. “La natura dell’uomo è capacità di Dio”, ha ribadito Prades, che ha parlato anche, pur nella distinzione, di una “circolarità tra fede e ragione”. “Risulta imponente l’importanza dell’opera di Giussani – ha affermato il relatore – alla luce dell’introduzione di Borghesi”. Prades ha concluso augurandosi che Borghesi ed altri “continuino ad esplorare il pensiero di Giussani e le sue fonti”.
Ha preso quindi la parola Borghesi, curatore del volume e docente di Filosofia morale all’Università di Perugia, che ha affermato: “Il testo unisce due protagonisti del cattolicesimo del Novecento, Montini e Giussani. Da molti anni mi ero reso conto del legame profondo tra i due autori sul tema del senso religioso. Giussani su questo tema, ha preso molto da Montini e va sottolineata l’importanza della condivisione di un’impostazione comune su un tema che nel 1957 era una categoria in odor di eresia, considerata esposta al modernismo”. Come va rimarcato il fatto che “il senso religioso è il punto di vista sull’umano di don Giussani, che gli permette di parlare con tutti e di dialogare con la modernità”.
Borghesi ha ricordato che il testo del 1957 di Giussani, poco conosciuto, era stato pubblicato a cura del ramo giovanile milanese dell’Azione Cattolica Italiana; le successive edizioni e rielaborazioni sono uscite per Jaca Book nel 1966 e nel 1986 (quest’ultima rieditata poi da Rizzoli). Il curatore ha anche segnalato che, nel progetto originario del volume, doveva comparire anche il primo capitolo di “Dio e noi” di Jean Danielou su “Il Dio delle religioni”, un’altra fonte di Giussani; ma, all’ultimo momento, l’editore francese si è opposto all’ipotesi della pubblicazione di un solo capitolo. Tra le fonti del testo di Montini, Borghesi ha ricordato padre Spiazzi, Maritain e padre Garrigou-Lagrange, recensito anche da don Giussani. Ed ha concluso il suo appassionato intervento col giudizio segnalato in apertura.
Giudizio ripreso anche da Camillo Fornasieri: “Questa ‘bomba’ non è da perdere”!
(V.C.)
Rimini, 28 agosto 2009