Enrico Letta e Giulio Tremonti al Meeting per discutere di crisi, futuro ed Europa. Il parlamentare del Pd ed il ministro dell’Economia hanno risposto alle domande di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, su come può essere ripensata l’Europa all’uscita dalla crisi, come rilanciare il Sud del Paese ma senza umiliare il Nord e quale è il contributo del federalismo per affrontare il problema del welfare, evitando nuovi statalismi regionali.
Il primo a rispondere è Letta che omaggia la platea (“Vedervi qui è uno spettacolo straordinario”) e risponde a Vittadini sostenendo che “la crisi può essere un’opportunità” e che questa può arrivare “dall’Europa. C’è chi pensa – continua – che il nostro continente è stato colpito a morte dalla crisi. Io penso, invece, che l’Europa possa essere la soluzione”. Il deputato del Pd mette in guardia: “È sbagliato credere che la risposta possa arrivare dai singoli stati. Se oggi dovessimo eleggere i sette paesi più forti economicamente, nessun paese europeo sarebbe nelle lista di un ipotetico G7. L’Europa nel suo complesso, invece, occuperebbe il terzo posto”.
Pensando poi al rilancio del continente, Letta tocca l’argomento dell’elezione del presidente europeo. “Le nostre opinioni pubbliche – spiega – sarebbero pronte per l’elezione diretta del loro leader”. Parlando ancora di “rilancio” il deputato spiega che “è giunto il momento di rivedere alcuni strumenti tecnici come la creazione di una governance finanziaria di vigilanza”. Così come “è urgente mettere mano al sistema di rating. Non vedrei male un sistema pubblico e trasparente”. Ma il cuore del cambiamento “deve partire dalla società civile che vive sballottata dalla globalizzazione. Una società, specie la classe media, che ha paura. Quando penso all’Italia dell’enciclica Caritas in Veritate – afferma – sento un grido di dolore: l’Italia che non fa figli e un’Italia che ha paura del futuro”.
Per Letta è quindi necessario ristabilire quelle “reti sociali” descritte sempre dall’enciclica e attuare “profonde riforme del sistema finanziario”. “Di corto termine si muore – conclude – , di lungo termine si costruisce: quando ci si metteva all’opera per realizzare una cattedrale, non si sapeva se la si sarebbe vista conclusa. Ma si cominciava comunque a costruire”.
Dal canto suo Tremonti risponde partendo dal tema del Meeting “La conoscenza è sempre un avvenimento” e cita a sua volta la Caritas in Veritate: “Il mondo contemporaneo soffre per la mancanza di pensiero e di visione”. “Dobbiamo essere consapevoli che il nuovo secolo non è il seguito del vecchio. È necessario quindi uno sforzo per definire strumenti e concetti nuovi per affrontare il futuro”. In questo vede una valenza politica dell’ultima enciclica, che con le sue “categorie di poliarchia della società e di centralità della persona” può fare da roadmap politica per la costruzione del futuro. Ricordando poi che l’Italia avrebbe potuto incorrere in risultati disastrosi, ma invece il sistema non è crollato, sottolinea (citando Roosevelt) che occorre salvare le famiglie, non le banche, e che la crescita del debito pubblico è dovuta ad una sorta di “privatizzazione delle perdite”.
Richiesti da Vittadini di approfondire le strategie per la crisi in Italia, Letta afferma che per i quattro milioni di piccoli imprenditori italiani “occorre evitare la tentazione di staccare la spina e godersi quanto guadagnato”, mentre occorre rilanciare, scommettere. “Chi avrebbe immaginato Marchionne?” Inoltre il Sud può essere una risorsa nel campo delle energie rinnovabili e quindi “Tremonti usi tutta la sua forza per la banca del Mezzogiorno”. Infine occorre libertà di scelta nella composizione del mix tra “formazione, lavoro e pensione” concludendo che “l’Italia non ce la fa ma sono gli italiani che ce la fanno”.
Tremonti, dal canto suo, ribadisce quanto fatto dal governo in condizioni di “stress da crisi”, in particolare l’aver mantenuto il welfare e la sicurezza, in un “paese senza rotture sociali, sostanzialmente unito e pacificato”, ribadendo la difficoltà nello sbloccare le opere pubbliche e citando la riforma dell’età pensionabile. Indica poi nel federalismo fiscale, che è morale se ben applicato, la strategia decisiva.
Conclude Vittadini che il titolo del Meeting è spendibile anche in campo economico. “Persona, sussidiarietà ed economia sociale sono parole da mettere in campo da subito, perché altrimenti dalla crisi non si esce”. La sfida è “prendersi fin da ora responsabilità per il bene comune, modello condivisibile da maggioranza e opposizione”. Così “l’esperienza italiana potrà dire qualcosa al mondo intero”.
(Ant.C., M.B.)
Rimini, 28 agosto 2009