156. Incontro con Davide Van de Sfroos

Press Meeting

I visitatori del Meeting hanno potuto ascoltare e fare domande al cantautore Davide Van de Sfroos grazie ad un incontro informale (molto affollato e partecipato) organizzato alla Piscina Ovest in vista del concerto che si terrà in serata all’Arena nel padiglione D3.

Il cantautore, stimolato dalle domande, ha parlato a ruota libera di sé, delle sue canzoni e delle sue convinzioni, esprimendo innanzitutto il suo giudizio sul Meeting: “Sono venuto qui per la prima volta nel 2002. Non c’ero mai stato e avevo la mia idea di cosa fosse, pensavo a un campo di calcio pieno di boyscout con alcuni preti che gli correvano dietro. Pensavo di incontrare un gruppo di gente con la sua ideologia, con il suo credo. Poi sono venuto, ho visitato il Meeting e sono rimasto incredulo, altro che campo di calcio! La cosa che più colpisce e genera soddisfazione in chi lo vive (e invidia in chi non lo vive) è lo spirito che qui si respira, l’unione che si nota tra chi vi partecipa e li fa star bene. Sembra qualcosa di coesivo e di inattaccabile”.

Van de Sfroos è rimasto molto colpito dalla mostra del Meeting sui carcerati, che ha avuto modo di visitare. “Ho suonato cinque volte in carcere, in particolare a Lodi sono rimasto veramente impressionato perché ero lì da solo e sono passato dal corridoio delle celle dei carcerati. Con alcuni ho fraternizzato. Quando poi, dopo il concerto, sono rientrati nelle celle, si è chiuso qualcosa anche in me. La libertà – ha detto il cantautore – può essere usata male e fare danni, ma comunque noi siamo sempre liberi, veramente liberi, non è un governo o qualcun altro che ci dà la libertà. Anche in carcere uno può essere privato del movimento, ma non della sua libertà”. Proprio nella mostra secondo Davide “si vede bene come uno può sbagliare, ma questo non lo marchia a vita. C’è bisogno che ci sia qualcuno che in carcere si prenda cura di queste persone, non solo controllarle. Mi ha colpito che qui ci siano delle guardie carcerarie che hanno preso ferie per accompagnare i carcerati alla mostra”.

Rispetto al titolo del Meeting, per Van de Sfroos “ogni uomo, una volta nato, non può sottrarsi dall’essere protagonista della vita. Essere protagonisti vuol dire vivere davvero la vita, che è un miracolo. Non ci si può esimere da questo, perché qualunque azione che uno fa o non fa comunque genera un effetto che impatta sé e la vita degli altri. Se si giudicasse il protagonismo dal fare qualcosa di grande e famoso, beh allora allo stesso modo si possono considerare protagonisti Anna Frank e Hitler”.

In merito al contenuto delle sue canzoni, che parlano di gente incontrata, di storie vissute, della realtà insomma, “io voglio raccontare qualcosa che mi riguarda e che mi emoziona e dirlo agli altri. Imparo molto dalle persone che incontro, che mi dicono cosa vogliono dire le canzoni per loro. Storie e persone che canto sono tutte vere e quelle inventate prendono sempre spunto da fatti o uomini reali”.

Una persona gli chiede come spiega il fatto che oggi canti qui e domani alla festa dell’Unità, e che in generale lui canti nei posti più diversi. “Io vado dove mi invitano perché vuol dire che c’è qualcuno che ha voglia di ascoltare le mie canzoni. Ciò che le persone pensano e vivono, anche rispetto alle mie canzoni, lo posso capire solo andando in giro a cantare. Questo mi interessa. Politicamente io mi considero ateo, e mi dispiacerebbe se uno a cui piace una mia canzone buttasse il cd se scoprisse che sono andato a suonare in un posto che a lui non piace. Ovunque vado canto le stesse canzoni e mi piace quando mi confronto con le persone su quello che canto”.

In conclusione, Davide esprime due brevi considerazioni personali. “Io imparo da chi vive, da chi ha fatto esperienza. Diffidate da chi vi parla delle cose senza averle vissute. Per questo incontro tutti, perché chiunque vive ha qualcosa da raccontare”. Rispetto al suo lavoro, per Davide “quando sono sul palco, il concerto va bene e la gente si diverte io sono contento, è gratificante. Non penso molto a cosa sarà del prossimo concerto, vivo il presente. A volte pensare troppo al futuro non fa vivere il presente”. L’ultima battuta è sul suo rapporto con Dio. “Non so bene cos’è Dio per me, è come una bomba che ho sul fondo e che può esplodere da un momento all’altro, di questo ho la sicurezza”. Applausi.

(M.C.)