“Non è la sensualità della religione che è contro la religione, ma è l’astrattezza”, con questa frase di Gómez Dávila, don Stefano Alberto ha voluto sintetizzare l’incontro che oggi alle ore 11.15 si è tenuto nello spazio dell’Eni Caffè letterario D5. Ospite Joseph H.H. Weiler, direttore dello Straus Institute for the Advanced Study of Law & Justice e condirettore del Tikvah Centre for Law & Jewish Civilization all’Università di New York.
“Questa lezione è dedicata a don Luigi Giussani – ha detto lo studioso – ed è il tentativo di volere appassionarvi allo studio della Bibbia, che Giussani amava tanto ed aveva approfondito con grande sensibilità”, esprimendo il desiderio di voler pubblicare, in omaggio a don Giussani, i saggi corrispondenti a questi incontri, con il titolo: La genesi della nostra civilizzazione.
Il primo argomento biblico affrontato da Weiler sono state le relazioni matrimoniali tra Sara e Abramo, tra Isacco e Rebecca, tra Giacobbe, Lia e Rachele. “Dalla Bibbia emerge – ha sostenuto lo studioso – l’aspetto umano dei suoi personaggi, che si vede, ad esempio, dalle diversità di rapporti affettivi e matrimoniali stabiliti tra di loro”. “Molto spesso abbiamo pensato ad un modello sbagliato di umanità per l’Antico testamento, mentre la finezza sociologica dalla Bibbia è grandissima”.
“La visione matriarcale – ha spiegato l’esegeta – predomina, ad esempio, nella relazione tra Rebecca e Isacco: è lei che detiene il dono della rivelazione e morì per il dispiacere di non essere stata informata dal marito della decisione di sacrificare il figlio prediletto”. Nell’analisi biblica poi “si può osservare che tra Sara e Abramo – riflette lo studioso – non c’erano rapporti sessuali, perché lui non aveva desiderio per Sara; quando lei muore, Abramo si risposerà ed avrà dei figli con un’altra”. Weiler ha continuato ad insistere sull’aspetto umano della Bibbia, riflettendo, ad esempio, su di un passo della genesi che tratta del rapporto tra Rebecca e Isacco, in cui una parola tradotta dall’ebraico significa “giochi sessuali”.
La seconda tesi di Weiler ha invece interessato l’argomento: “Perché Isacco amò Esaù e non Giacobbe?”. “Isacco aveva imparato dal padre Abramo l’inclinazione alla preferenza – afferma lo studioso – che aveva preferito il figlio Giuseppe agli altri, perché gli assomigliava, perché in lui vedeva la sua immagine di giovane più incline alla tranquillità”. Giuseppe era molto diverso dai fratelli: “Se ne stava buono nella sua tenda – ricorda lo studioso – mentre loro erano molto più selvaggi e andavano a caccia, secondo il racconto della Bibbia. Per quattordici anni Abramo aveva creduto di essere stato lui la causa dell’odio dei fratelli verso Giuseppe, avendolo preferito”.
Il fatto che Giacobbe amasse di più Esaù, e non così con Isacco, dipende dalla sua gioventù e dal suo rapporto con il padre Abramo, ha spiegato Weiler: “Di solito si parla del sacrificio di Isacco sempre dal punto di vista di Abramo, ma se si guarda la storia dal punto di vista di Isacco le cose cambiano. Isacco avrebbe dovuto odiare il padre, ma invece lo amò perché sapeva che il padre sacrifica ciò che ama”.
“Anche Abramo – prosegue la spiegazione del testo sacro – aveva avuto un’esperienza legata alla preferenza, – in un viaggio compiuto dal patriarca, era presente uno dei fratelli, che alla fine dell’itinerario non ci sarà più”. “L’idea che il padre abbia delle preferenze per i figli – ha concluso lo studioso – è un’idea che si trova fin dall’inizio della Bibbia, ad esempio dal racconto di Caino e Abele”.
Don Stefano Alberto ha concluso l’incontro ricordando che noi tutti siamo figli di Dio, ma da sempre egli ha delle preferenze, elemento “scandaloso” presente sia nell’ebraismo che nel cristianesimo: “Altrimenti non potrebbe esistere neppure l’idea di carisma”.
(A.F.)
Rimini, 27 agosto 2010