152. Banche e imprese: un rapporto da ricostruire

Press Meeting

“Si può ricostruire un rapporto sano fra banche e imprese?” con questa domanda Graziano Tarantini, presidente di Banca Akros ha introdotto l’incontro sul rapporto fra questi due soggetti primari della nostra economia. L’onere della risposta a Pierluigi Stefanini, presidente di Unipol, Federico Golla, amministratore delegato di Siemens Italia e Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena.
Stefanini nella sua analisi è partito dalla crisi finanziaria: “Se non facciamo i conti con le ragioni etiche e strategiche della crisi non ne usciremo mai perché si ripeteranno nel tempo gli stessi errori; due banche americane hanno rimesso nel mercato prodotti potenzialmente tossici”. Anche in Italia per il presidente di Unipol lo sforzo per superare la crisi richiede un forte impegno delle associazioni imprenditoriali che sollecitino le banche, “ma anche uno sforzo da parte delle banche che devono comprendere meglio le imprese e fare valutazioni a medio termine o prospettiche per fidelizzarle, senza dimenticare il ruolo dei cittadini e delle associazioni per stimolare i decisori pubblici”.
Un mondo felice invece la Siemens? Secondo Golla almeno in parte sì, “non è un’azienda in crisi perché ha business anticiclici, tuttavia le piccole e medie imprese che hanno rapporti commerciali con noi hanno bisogno di essere sostenute adeguatamente dal sistema bancario”. Inoltre, dettaglio non indifferente, “i soldi che dobbiamo avere dalla pubblica amministrazione sono quattro volte i soldi destinati dal governo per gli stimoli all’economia”, senza dimenticare che, sempre da parte pubblica, “occorrono investimenti in infrastrutture per modernizzare il paese”.
Mussari cerca di vedere anche il bicchiere mezzo pieno: “Non credo che ci sia un rapporto da ricostruire, siamo semmai di fronte a un rapporto complesso che deriva da un insieme di ragioni, da un sistema di piccole e medie imprese sottocapitalizzate e con alta leva finanziaria”. Comunque – ha continuato il relatore – “credo che vada cambiato anche il rapporto fra banca e dipendente, al fine di rilanciare il rapporto con il cliente: il core business delle banche è la relazione e su questo c’è un deficit di conoscenza del cliente che va colmato”.
Secondo Dardanello poi il fatto che, al di là delle teorie, ci siano due milioni di imprese che hanno difficoltà ad ottenere credito “non pone solo problemi di deindustrializzazione ma anche problemi di carattere sociale legati all’occupazione. Le nostre imprese non possono riuscire a superare la crisi senza benzina, ossia senza soldi nuovi”.
La parola passa a Tarantini per la sintesi, a partire da una frase del governatore Draghi: “Non servono più banche, servono banchieri”. “Una frase profondamente vera – ha commentato, anche nel suo ruolo di banchiere – anche se non va dimenticato che gli aspetti regolatori del mercato bancario creano rigidità tali che a volte non ci consentono di fare al meglio il nostro lavoro. Dobbiamo ricreare all’interno delle banche quelle specialità che consentono di servire con professionalità i nostri clienti”. “Questa crisi ci ha fatto capire – è stata la battuta finale di Tarantini – se ce ne fosse stato ancora bisogno, che c’è un modello italiano da difendere concretamente e culturalmente come modello capace di creare ricchezza per tutti”.

(A.S.)
Rimini, 28 agosto 2009