Nella grande Sala A1 al completo si è svolto alle 15 l’incontro “Chiesa e modernità: il dialogo necessario”. Introducendo l’appuntamento, Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione, ha ricordato la drammatica domanda di Eliot, risuonata nello spettacolo d’apertura del Meeting: “Perché gli uomini dovrebbero amare la Chiesa, dal momento che essa ricorda loro ciò che vorrebbero dimenticare?” ed il recente volume di Luigi Negri, “Per un umanesimo del terzo millennio. Il Magistero sociale della Chiesa” (Edizioni Ares), che ha fornito lo spunto di partenza per la realizzazione dell’incontro. Savorana quindi ha rilanciato ai relatori la domanda: perché il mondo moderno dovrebbe aver bisogno della Chiesa, quale utilità può avere oggi la proposta cristiana?
Non ha usato mezzi termini il direttore del Tg2 Mauro Mazza, dichiarando: “Voi siete una delle dimostrazioni possibili che si può essere moderni e cristiani insieme, da irriducibili protagonisti. Un dato di fatto che esige il riconoscimento di tutti, perché il Meeting è qualcosa che lascia ogni volta il segno nel cuore di chi vi partecipa, e ogni anno un segno diverso”. Anche se hanno paragonato il popolo del Meeting ai “compagnucci della parrocchietta”, penso – ha dichiarato Mazza – che questi siano fuori di qui, magari non molto lontano, ma sicuramente fuori”.
Alla domanda posta da Savorana il direttore Mazza ha voluto rispondere partendo da alcuni fatti di cronaca ed in particolar modo ha citato il “caso” Englaro. “A me ha sempre stupito – ha proseguito – che monsignor Fisichella, nelle sue numerose apparizioni in tv, ha sempre premesso il suo rispetto per la sofferenza di Eluana e di suo padre, cosa che per altri non è accaduta”. Mostrandosi preoccupato sulla possibilità di ritrovarsi in futuro di fronte a casi simili, si è soffermato su chi potesse effettivamente stabilire il limite, magari sancendo la cosa anche dal punto di vista legislativo. “Ho paura che siano i medici, non vorrei che fossero i pazienti, ho il terrore che per la nostra vita possano scegliere i politici”, ha chiosato. A tutto questo si è giunti, secondo Mazza, perché si parla di “libertà sganciata dalla verità”, tanto che il vero liberismo non si presenta più come irreligioso, ma aperto alla libertà religiosa. “Anche la cultura cattolica qualche volta si presta a questa ‘par condicio’, a questo gioco al massacro in cui si è obbligati a mettere tutti sullo stesso piano. La Chiesa viene parificata a pensieri minori e rischia di venir relegata accanto alle notizie più brutte: don Sciortino di Famiglia Cristiana, in un telegiornale, può essere accostato solo a Rizzo di Rifondazione Comunista”. Così come riportato nel libro di monsignor Negri, secondo Mazza c’è bisogno di una testimonianza di altro segno. “La Chiesa ha il diritto-dovere di essere presente – ha dichiarato – soprattutto in un momento in cui la cultura del mondo ha scoperto i propri limiti”. “C’è bisogno – ha concluso – di riscoprire la dimensione religiosa e che la Chiesa ci aiuti a farci sentire laici cristiani”.
“L’uomo moderno ha bisogno della Chiesa – ha aperto la sua relazione monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontifica Accademia Pro Vita e rettore dell’Università Lateranense – proprio perché è un uomo smarrito: non sa da dove viene e dove sta andando” e in fondo continua a chiedersi anche “perché il dolore, perché la morte”. In un nuovo contesto, quello di una ragione debole, o riduttivamente tecnico-scientifica, l’uomo di oggi rivolge alla Chiesa le domande di sempre. “Proprio perché la Chiesa è esperta in umanità – ha proseguito Fisichella –, sa quali sono le grandi domande presenti nel cuore dell’uomo”. “A quest’uomo smarrito – è un altro punto fondamentale dell’intervento – bisogna riproporre la domanda sulla verità, cioè sul senso della vita umana. Non c’è libertà autentica – ha ribadito monsignor Fisichella – senza verità e senza amore”. Amore che ha raggiunto il suo culmine nell’Amore crocifisso.
Queste fondamentali affermazioni hanno suggerito al relatore anche vari riferimenti all’attualità: alla vicenda di Eluana (“Non entro nello spazio delle coscienze, ma non capisco l’accanimento nel voler difendere la libertà di decidere: non c’è genuina libertà senza verità”); a chi ha voluto mettere sulla croce una rana (“Queste espressioni sono innanzitutto una bestemmia all’arte, perché l’arte è ciò che permette la contemplazione della bellezza”); alle persecuzioni dei cristiani in India. “Il concetto di persona viene dal cristianesimo”, ha ricordato Fisichella. “Mi viene da sorridere quando sento parlare di ingerenze della Chiesa nella vita della società. La Chiesa vive dell’incontro interpersonale di ciascuno: tra uno che testimonia la fede in Cristo e l’altro che avverte che chi parla è credibile. Più di tutti quanti gli altri, noi siamo alleati dell’uomo”, perché, ha proseguito il relatore, apriamo gli spazi della speranza all’uomo moderno. Fisichella ha concluso citando il cardinale Newman: “Io non permetterò mai che quell’evento che ha dato senso alla mia vita sia considerato come un reperto archeologico”. Proprio perché “è un evento che vale per l’oggi”
“Sono cresciuto – ha esordito monsignor Luigi Negri – negli anni in cui si faceva largo il rigore impietoso di coloro che volevano creare un uomo e una società senza Dio”. Il vescovo di San Marino- Montefeltro ha ricordato come don Giussani considerasse la cultura come coscienza critica e sistematica dell’esperienza. Illustrando invece gli effetti nefasti di una cultura ateistica, “ho visto – ha proseguito – morire tanti, dal punto di vista morale, che portavano nel cuore questa domanda inesauribile sull’esistenza dell’uomo. Tanti che non lo meritavano”. Oltre allo “schiaffo” ricevuto, un’altra vicenda, di segno invece positivo, si è stampata nella memoria del relatore: la svolta di Giovanni Paolo II e della Redemptor Hominis: “L’uomo rimane per se stesso incomprensibile se non incontra Cristo”. Il magistero del papa polacco ha visto raccogliere attorno a sé un flusso di gente che si è messa in moto, la generazione che per grazia porta nel mondo il Verbo fatto carne. “È finito il laicismo – ha dichiarato monsignor Negri – i cristiani oggi possono dialogare con i laici, cioè con tutti gli uomini di buona volontà”. In conclusione il relatore ha citato sant’Ignazio di Loyola: “Dio salverà tutti” ricorrendo magari anche a un suo angelo. “L’angelo è venuto – ha aggiunto Negri – si tratta che vi decidiate a corrispondergli”.
(V.C, G.F.I.)
Rimini, 29 agosto 2008