Questo pomeriggio alle 15 in Sala A1 un nutrito numero di ascoltatori ha potuto sentire “una storia americana”, come dice il sottotitolo, dalla viva voce di Carl A. Anderson, supremo cavaliere dei Cavalieri di Colombo. Ha introdotto Chris Bacich, insegnante.
Quella del Cavalieri di Colombo è una storia più che secolare della carità negli Stati Uniti d’America. Anderson esordisce citando Giovanni Paolo II che ha parlato di una nuova primavera della Chiesa e racconta che due anni fa papa Benedetto li ha invitati a vivere la speranza “con opere di carità, perché la speranza, come la fede, è dimostrata nell’amore”. “Questo amore per il prossimo – continua Andreson – che esprime la fede e la speranza, è la storia dei Cavalieri di Colombo”.
Quindi comincia a raccontare. Nel 1882 il servo di Dio padre Michael McGivney fondò, nel Con-necticut, i Cavalieri di Colombo per aiutare i più poveri della popolazione cattolica dei quali nessu-na istituzione si occupava. Anzi, i cattolici nel secolo XIX erano discriminati in tutta l’America. Come molte istituzioni di carità, nacque da un caso concreto: padre McGivney iniziò ad aiutare un ragazzo, Alfred Downes, con la sua famiglia per evitare che il ragazzo finisse in istituto. L’istituzione crebbe negli anni in tutti gli Stati e, come afferma Anderson, “i cavalieri diventano l’esempio vivente di buoni samaritani, come ha scritto papa Benedetto nelle sua prima enciclica Deus est caritas”.
Perché Cavalieri di Colombo? “Perché Colombo è uno dei pochi cattolici popolari e riveriti nella storia americana”, informa Anderson. Seguono altri passi: l’aiuto ai parroci e ai preti in difficoltà economiche, l’invio di cappellani ai soldati cattolici nelle due guerre che hanno combattuto in Eu-ropa, l’istituzione di campi di gioco per bambini di Roma, la partecipazione ai movimenti per i di-ritti civili, il sostegno alle iniziative per la vita e contro l’aborto, per esempio anche comprando un certo numero di ecografi per le gravidanze difficili. Anche perché, spiega, “il 90 per cento delle donne, dopo aver visto il proprio bambino con l’ecografia, rinuncia all’aborto”. Lavora anche con la congregazione, fondata dal cardinale di New York John O’Connor, le “Sisters of life”, che assistono i genitori che hanno abortito.
La loro opera è ad ampio spettro: i Cavalieri di Colombo hanno anche una compagnia di assicura-zioni con la quale dimostrano che si può gestire l’economia con criteri etici. Anderson così conclu-de la relazione: “La carità è indispensabile, così come la fede e la speranza, per costruire la civiltà dell’amore”. Tre domande sulla presenza e l’attività di rinnovamento della Chiesa operata dai Cava-lieri concludono l’applaudito incontro.
(A.B.)
Rimini, 28 agosto 2009