150 anni di Coop

Press Meeting

“Quello che andiamo a festeggiare oggi è un compleanno: i 150 anni della Coop”. Con queste parole la conduttrice televisiva Paola Saluzzi ha aperto l’incontro al quale hanno partecipato Aldo Soldi, presidente dell’Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop, Raffaello Vignali, presidente della Compagnia delle Opere, Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia presso l’Università degli Studi di Bologna, S. E. Mons. Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Giustino Trincia, vice segretario generale di “Cittadinanza Attiva”.
Che oggi si festeggino i 150 anni di Coop, ha esordito Soldi, è già un fatto importante considerata la rapida mortalità di tante iniziative imprenditoriali. Marchio leader nel settore della grande distribuzione, Coop è l’unica realtà d’impresa in grado di contrastare con forza la concorrenza straniera. Le ragioni di questo successo risiedono nell’idea operativa sulla quale il gruppo si fonda: mettersi insieme per risolvere i problemi concreti dei cittadini in vista di una crescita collettiva. La bussola che orienta l’azione delle cooperative è sapere che al centro c’è la persona, e questa consapevolezza va tradotta in concreti fatti imprenditoriali. La difesa del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, la salvaguardia del consumatore dalle frodi, l’impegno sul fronte della socialità, della trasparenza e della solidarietà sono i punti programmatici con cui il 4 ottobre del 1854 venne aperto il primo magazzino cooperativo di previdenza, il cosiddetto “distributorio”; gli stessi obiettivi animano ancora oggi l’azione delle cooperative.
Le principali funzioni di queste imprese sono state brevemente illustrate da Vignali, che ha aperto il proprio intervento osservando come, nel nostro Paese, il benessere di cui godiamo affondi le proprie radici nella metà del XIX secolo: a quell’epoca molti uomini di estrazione soprattutto cattolica e socialista si misero insieme per dare una risposta a bisogni e problemi concreti. La mutualità, infatti, è una delle grandi funzioni della Coop; funzione che si aggiunge all’impegno profuso per calmierare i prezzi, all’offerta di uno sbocco commerciale e di un miglioramento qualitativo dell’agroalimentare italiano, a uno sforzo di innovazione tecnologica compiuto senza trascurare i problemi legati alla tutela dell’ambiente. Nella nostra società, ha concluso Vignali, ci sono esempi di cooperazione che hanno matrici culturali diverse, ma perseguono lo stesso obiettivo: operare per il bene comune; a queste esperienze il mondo politico dovrebbe guardare e ispirarsi.
La centralità della persona nell’organizzazione del processo economico è stata sottolineata anche dal professor Zamagni, che ha sviluppato alcune considerazioni di carattere strettamente scientifico: le azioni economiche, ha spiegato, appartengono alla categoria di quelle azioni che, presupponendo l’intervento di più soggetti, vengono definite “comuni”. Quando la comunanza si realizza intorno ai mezzi si ottiene un’impresa di tipo capitalistico, mentre la comunanza dei fini determina una realtà imprenditoriale di tipo cooperativo. Interrogandosi sulla maggiore efficienza dell’una o dell’altra forma d’impresa, il professore ha risposto citando un recente filone di letteratura economica che ha dimostrato la superiorità delle cooperative sulle imprese capitalistiche. Se la tutela del consumatore era, in origine, l’obiettivo primario della cooperativa, oggi la sua funzione cardine è la sovranità di consumo: consentire ai cittadini di esprimere, attraverso l’atto di consumo, il proprio sistema di valori. Si tratta di un principio connesso a quell’idea di consumo critico secondo la quale non solo il produttore, ma anche il consumatore è moralmente responsabile.
Secondo Mons. Crepaldi, “la cooperazione è stata un grande evento di civiltà e di civilizzazione nella storia d’Italia”. Per il cristiano la collaborazione tra gli uomini è innanzitutto un evento teologico, in quanto realizza al massimo l’immagine di somiglianza con un Dio che è amore e quindi relazione. Ciò che distingue le cooperative dalle altre grandi catene di distribuzione – ha concluso – è la loro storia e cultura: una cultura fondata sul valore della persona, della solidarietà e della sussidiarietà.
Queste tematiche sono state riprese da Giustino Trincia, che ha evidenziato come la solidarietà, la trasparenza e la responsabilità sociale siano argomenti di grande attualità e sollecitino una riflessione sullo statuto e sul ruolo del cittadino comune. In linea con gli altri relatori, Trincia ha ribadito la centralità della dimensione umana; una centralità che oggi è diventata marginalità per l’assenza di adeguati strumenti di tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini e dei consumatori.

F.M.

Rimini,24 agosto 2004