Il futuro dell’Africa è il futuro dell’Europa. Il continente africano ha la forza e le potenzialità per intraprendere la strada dello sviluppo, ma la comunità internazionale non può restare a guardare. Il concetto è emerso durante l’incontro “Africa: conflitti dimenticati”, che si è tenuto alle 17 nell’auditorium B7, alla presenza del ministro degli Esteri, Franco Frattini, del ministro degli Esteri svedese e presidente di turno dell’Unione europea, Carl Bildt, e di quattro rappresentanti di altrettanti stati africani: il vicepresidente del Sierra Leone, A.A.B.S. Sam-Sumana, il primo ministro keniota R.A. Odinga, il ministro degli Esteri della Tanzania, B.K. Membe e del ministro della Sicurezza ugandese, A. Mambazi. L’incontro, coordinato da Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione, è stato aperto dal segretario per gli Affari esteri della Repubblica di San Marino, Antonella Mularoni. Roberto Fontolan ha parlato della trentesima edizione del Meeting come una storia d’amicizia e di compagnia. “E tra gli amici più fedeli e veri, c’è sicuramente Franco Frattini”. Per il ministro degli Esteri “la situazione interna africana è il paradigma del XXI secolo che si snoda attraverso tre grandi problemi: politico, istituzionale e morale”. Problemi che hanno a che fare con la dignità e lo sviluppo dell’uomo. “L’Africa – ha affermato Frattini – è il continente dei conflitti dimenticati, che alimentano la criminalità organizzata e la violazione dei diritti umani. A noi del Meeting – chiosa – il compito di non dimenticare”. Ma il ministro degli Esteri ha parlato anche del caso Somalia, invitando l’Europa “a parlare una sola lingua”. Il ministro italiano, riferendosi all’Africa, ha detto: “Cari amici, il vostro futuro è nelle vostre mani. L’Europa non può imporvi strade da percorrere. Ma è anche vero – ha ribadito – che l’Africa non deve essere lasciata sola”. Un primo passo per aiutare i paesi africani è garantire maggiore libertà nel commercio internazionale. Poi, riferendosi ai numerosi africani che periodicamente giungono sulle nostre coste, ha definito “un dovere morale aiutare chi è in difficoltà. Ma l’altro dovere morale è aiutare gli africani a lavorare sui fattori che determinano l’emigrazione”. Il vice presidente della Sierra Leone, Sam-Sumana, ha chiesto ai media maggiore copertura relativa ai conflitti che dilaniano il Continente africano. “Non parlarne – ha precisato – rischierebbe l’inasprirsi di questi scontri”. A. Mambasi, invece, non è del tutto d’accordo: “Perché il vero problema – dice – è l’immobilità della Comunità internazionale”. Ha concluso l’incontro Mario Mauro, presidente dei deputati del Popolo della libertà al Parlamento europeo: “Fino a questo momento abbiamo aiutato l’Africa applicando un concetto sbagliato di solidarietà. Bisogna essere afro-realisti – ha spiegato Fontolan – e avere a cuore il destino dell’uomo, investendo in risorse per il bene comune”.