Per il consueto appuntamento delle 13.45 nello spazio B5 della fiera di Rimini, il giornalista Gianluigi Da Rold ha moderato l’incontro che ha visto come protagonisti Riccardo Bonacina, presidente e direttore editoriale di Vita Non Profit e Ivan Soncini, amministratore delegato del Gruppo cooperativo industriale Ccpl. “Oggi presentiamo l’esempio del modo con cui una realtà particolare può essere aiutata dalla cosiddetta finanza buona” ha esordito Da Rold descrivendo interessante il fatto che il settimanale Vita sta per quotarsi in Borsa.
Bonacina ha spiegato anzitutto che il suo settimanale, nato da un gruppo di associazioni non profit, negli anni è diventata una spa: “La cosa più sorprendente è che ad un certo punto questa realtà senza padroni, che in un periodo di crisi globale ed editoriale non perde nessuna copia, abbia deciso di rilanciare la sua azione”. Il giornalista ha poi indicato i motivi che hanno sostenuto questa “pazza idea”: l’indipendenza, garantita dal fatto di non essersi rivolto a due o tre soggetti ma ad una platea più ampia; l’azione di controllo che comporta una decisione del genere e la sfida culturale “ovvero voler far coincidere il valore economico con quello sociale dell’operazione”.
Anche Soncini, prima di passare a raccontare della decisione di “finanziare” Vita, ha voluto ripercorrere la storia dell’azienda di cui oggi è amministratore delegato, nata nel 1924 dall’associazione di alcune aziende reggiane che oggi “sono diventate grandi imprese che non hanno più bisogno di intermediari per muoversi sul mercato”. Anche se dopo la crisi del 2008 l’azienda ha ridotto il raggio di azione sul mercato, “l’idea di partecipare a questo progetto innovativo di quotare Vita ha significato accettare una scommessa di carattere culturale e politico oltre che finanziario”, tenendo conto del fatto che “ci sono persone che con la loro azione hanno il desiderio di conservare la qualità dell’esistenza umana, perché pensano che se anche a fine mese non hanno guadagnato ma Vita è cresciuta, questo fatto ha un valore incredibile”. Soncini a riguardo ha citato alcuni esempi di aziende che, in una situazione come quella attuale, non si sono spaventate ed hanno con i loro capitali difeso l’altro capitale: quello umano. Tra queste ha indicato naturalmente la sua azienda, ma anche Obiettivo Lavoro “che, usando i contratti di solidarietà, non ha lasciato nessun lavoratore con lo spettro della perdita del lavoro”.
“Vogliamo fare un giornale che dia tutta la strumentazione in materia di non profit, che incalza il ministro per la stabilizzazione del 5 per mille”, ha risposto Bonacina ad una domanda posta da Da Rold. Mentre in merito agli indicatori della crisi ed ai probabili settori di ripresa, Soncin ha risposto che “un osservatore interessante è proprio Obiettivo Lavoro, una società che costituisce un buon indicatore per rendersi conto che il lavoro interinale è cresciuto e il periodo di assunzione diminuito”. In merito invece alle possibilità di ripresa, Soncini ha fatto l’esempio del settore delle costruzioni, che potrà ripartire se ripartono le infrastrutture e se la giustizia civile abbrevierà le sue lungaggini. “Credo – ha concluso – che, come accade al Meeting, non si può vivere la crisi con rassegnazione perché questa può essere vista come una risorsa”.
Nel dibattito che è seguito, Bonacina, rispondendo ad alcune domande del pubblico sulle obiezioni poste alla quotazione del suo settimanale, ha precisato che “anche l’amministratore delegato di Borsa Italiana si è convinto alla fine che la sfida che Vita ha lanciato può essere da traino per altre aziende del settore” e riferendosi “all’interno del nostro mondo – ha proseguito – le obiezioni sono state superate perché ha prevalso il concetto di indipendenza, trasparenza e di sfida culturale”. Soncini, a partire dall’ultima dichiarazione di Bonacina, ha precisato che “il primo vero risultato ottenuto da Vita è stato cambiare la logica di chi fa la Borsa e deve fare i conti con realtà che non hanno reddito”. “L’indipendenza – ha ribadito infine Bonacina rispondendo ad un’altra domanda – è garantita dal fatto che la platea è vasta ed ha una storia ben strutturata, associazioni non profit e fondazioni in maggioranza, cui si sono aggiunte le banche del credito cooperativo. Anche Da Rold, nel chiudere l’incontro ha precisato che “non vedo pericoli in questa operazione, che merita comunque un plauso, perché rimette in gioco una finanza positiva”
(G.F.I.)
Rimini, 27 agosto 2010