146. Conferenza stampa Milbank, Prades Lopez, Mescerinov

Press Meeting

Incontro con tre autorevoli personalità, impegnate sulle tematiche del multiculturalismo e dell’ecumenismo, protagoniste di prossimi incontri al Meeting: Milbank, professore di Religione, Politica ed Etica all’University of Nottingham, anglicano; Prades Lopez, docente di teologia dogmatica alla Facoltà teologica di Madrid – autore di “Alle radici della diversità: oltre il multiculturalismo“, in presentazione alle ore 17 – cattolico; Polujanov, superiore della Fondazione del monastero San Daniil di Dolmatovo, ortodosso.

Ha iniziato Prades Lopez, precisando che il multiculturalismo è un fatto che si sta verificando ed al quale bisogna guardare. La sfida è su quale sia l’ipotesi che può farci comprendere meglio questo fenomeno e farci porre in modo ragionevole di fronte ad esso. Tale ipotesi, per il relatore, è che Dio è una dimensione reale della vita ed accomuna gli uomini, non li divide.
Milbank, con riferimento alla società anglosassone, ha invece evidenziato i molti problemi posti dall’islamismo ed ha sottolineato la necessità che, pur lasciando autonomia a individui e gruppi, questi debbano accettare di rispettare i principi su cui si basa la società nella quale si inseriscono. Soprattutto non è ammissibile che sia compressa l’identità cristiana.

Mescerinov ha parlato del rapporto tra Chiesa, società e Stato in Russia. Ha messo in rilievo che compito della Chiesa è quello di educare il popolo: ma questo presuppone che la Chiesa abbia forza dentro di sé e che la società avverta di avere bisogno della Chiesa. Invece la società è più grande della Chiesa e la schiaccia, cercando di infiltrare in essa principi laici. “Condizione perché possa parlarsi di multiculturalismo è che sia presente una cultura; – dice il religioso – invece il comunismo ha smantellato la cultura russa e questo è di ostacolo affinché esso possa attuarsi”. Inoltre accade che del mondo occidentale si assuma il consumismo, anziché ricercare le radici della sua storia. Infine la propaganda impedisce il nascere di un vero multiculturalismo, favorendo invece un auto-isolamento, che trova origine non nella sicurezza della propria identità, ma nella ricerca di un nemico. Anche nella Chiesa i fedeli sono contrari all’eucumenismo, ma senza sapere di che si tratti. Il superiore ortodosso ha concluso dicendo che esistono contatti interreligiosi e che c’è da sperare che queste esperienze particolari trovino sempre più spazio e che possano spingere ad un processo più diffuso.

Rispondendo ad una domanda sulla tentazione totalitaria delle attuali democrazie, Milbank ha espresso giudizi durissimi, dicendo che, a suo modo di vedere, “la democrazia è già pronta per trasformarsi in totalitarismo”. Ne sono segno: “la cancellazione di molti diritti; il controllo e la sorveglianza dei cittadini; il favorire di libertà negative e delle false libertà (soprattutto sessuali) e la manipolazione delle altre”. Inoltre “un giornalismo bieco e di parte corrompe la democrazia, mentre il liberismo assume il volto di un nuovo fascismo”. Di fronte a questo, “occorre tornare a localismi radicati nel principio della sussidiarietà” ed è necessario che ci sia un “maggior rispetto per i diritti dei gruppi sociali, che devono avere pari dignità nel governo centrale”, a fronte di un “liberismo che sta diventando una ideologia molto pericolosa sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti”.

Riprendendo una tematica trattata in un precedente incontro, è stato chiesto a Prades Lopez di esprimere il suo punto di vista sul rapporto tra diritto e giustizia. Il teologo ha affermato che la giustizia è un’esigenza elementare dell’uomo, al pari della verità, della bellezza, del bene e che come tale chiede di essere soddisfatta perché la vita possa essere umana. La tensione alla giustizia perciò non si risolve mai una volta per tutte ed è irrinunciabile. “Senza questa tensione, il diritto sarebbe ridotto a una procedura vuota e formale, che serve solo ai potenti e fa pagare solo ai più deboli.”

Interpellato sul rapporto tra politica e potere in Russia e sui rischi connessi, Mescerinov ha fatto un’analisi storica del rapporto nel suo paese tra Chiesa e Stato. Ha detto che, sin dall’Editto di Milano del 313, i rapporti sono stati basati sul concetto di “sinfonia”, per cui tutte le questioni che non erano regolate dal diritto canonico erano disciplinate dallo Stato; sicché questo ha risolto per molti secoli anche i problemi della Chiesa, che, da parte sua appoggiava lo Stato. L’equilibrio è durato fintanto che ci si è trovati dinanzi a Stati cristiani. Quando è venuta meno tale caratteristica dello Stato, la Chiesa ha “ricevuto il dono della libertà”, ma essa “non era preparata a questo”. Sicché il rischio è una restaurazione del passato. D’altro canto – conclude Mescerinov – se si tornasse alla “sinfonia” tra Chiesa e Stato, ci sarebbe il rischio per la Chiesa di perdere se stessa.

(A.M.)
Rimini, 29 agosto 2008