Ragione e ricerca farmaceutica alleate per allungare la vita dell’uomo. Di questo si discute in Sala A2 nell’incontro delle 11.15. “La ragione è quell’occhio aperto a indagare ogni realtà, anche la ricerca scientifica – introduce Ubaldo Casotto, vicedirettore de Il Nuovo Riformista – e in questo caso offre una conoscenza che può allungare, se non salvare la vita”. Salvare la vita nel senso della salute fisica, ma anche nel senso di renderla viva, intensa e attiva per chi fa ricerca.
“Mi alzo angosciato tutte le mattine alle quattro pensando agli studi che ci aspettano – esclama Angelo Luigi Vescovi, neurofarmacologo – posso proprio dire che l’augurio lanciato da don Giussani di non rimanere mai tranquilli, l’ho accolto in pieno!” Scherza, ma non troppo, il ricercatore che sa che anche dal suo lavoro dipenderà la vita di molti malati. “Il 13 luglio e il 13 agosto abbiamo depositato la richiesta dell’Istituto Superiore di Sanità di procedere nella sperimentazione sulle cellule staminali adulte per malattie neurodegenerative quali la sclerosi laterale amiotrofica”.
Così prosegue raccontando le vicende referendarie del 2005 proprio sulle staminali, in questo caso embrionali, con scienziati che sostenevano che la legge avrebbe bloccato la possibilità di nuove cure, ma “non solo questo non è successo, ma non ho mai visto uno sviluppo così veloce della ricerca come dopo il referendum! In Giappone si è scoperto come riprogrammare cellule dell’epidermide per ottenere cellule staminali embrionali senza produrre embrioni e, in futuro, generare i tessuti di tutti gli organi”. “L’inquietudine per il ricercatore – precisa Vescovi – non è trovare le risposte, ma le domande giuste, perché poi, la risposta viene da sé. Ci vuole il coraggio di cominciare, anche quando i margini di successo sembrano pochi”.
Frena un po’ gli entusiasmi il presidente di Farmaindustria Sergio Dompè. “La strada delle suggestioni, nel nostro campo, è ben diversa da quella della realtà, e spesso la gente pensa che la cura sia dietro l’angolo”. Dal 1991 al 2008 l’aspettativa media di vita degli italiani è passata da 77 a 81 anni e “per il 40 per cento ciò è merito dei progressi dell’industria farmaceutica – continua Dompè – non è il risultato eclatante che ordinariamente fa andare avanti, ma i piccoli risultati di ogni giorno”.
Arrivano ormai quotidianamente notizie di cervelli in fuga dal nostro Paese, di clientelismi e burocrazia che bloccano lo sviluppo della ricerca. “Al Meeting è facile trovare un’impostazione che parta dalla sussidiarietà e meritocrazia – esordisce Mariastella Gemini, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca – per questo bisogna ripartire da qui per uscire dalla crisi. La scarsità delle risorse non può essere un alibi per non cambiare i meccanismi che ostacolano la ricerca!”. Insomma, non serve a niente continuare a lamentarsi stando con le mani in mano. “Don Gius – così lo chiama il ministro – ci ha insegnato che si vive qui ed ora, quindi bisogna ripartire subito dalle condizioni in cui si è”. In un’Università italiana in cui il 95 per cento delle cattedre è assegnato a candidati interni, si cercano soluzioni. “Commissioni giudicatrici esterne, nominate per sorteggio”, l’idea del ministro. “Un progetto che parta anche da un piccolo finanziamento e metta insieme giovani italiani all’estero, l’industria farmaceutica e le varie competenze di cui disponiamo”, il contro-suggerimento di Dompè; “puntiamo sui giovani” l’appassionato appello di Vescovi.
Tante idee che vogliono diventare realtà. La strada è sicuramente lunga, ma certo è l’unica possibile, concludono i relatori.
(G.P.M.)
Rimini, 28 agosto 2009