Il presidente della Compagnia delle Opere Bernhard Scholz presenta l’incontro come la discussione su un tema quanto mai attuale quale è la meritocrazia e la valorizzazione del capitale umano. “La domanda che tanti giovani mi pongono è sulla possibilità della valorizzazione dell’individualità del singolo lavoratore anche in un grande gruppo”. E cede la parola a Edoardo Favro, direttore generale di Gallerie commerciali Italia Spa del Gruppo Auchan.
Favro, nel delineare le caratteristiche del gruppo, concentra l’attenzione sulla cultura aziendale che deriva dalla filosofia della famiglia fondatrice e che si ripercuote concretamente in iniziative e azioni. Il valore fondamentale del gruppo, spiega, è la condivisione. “Condivisione del sapere, prima di tutto, che è elemento fondante di una professionalità. Attraverso per esempio il nostro Istituto formazione d’eccellenza (Ife)”. Alla crescita professionale, continua, corrisponde un adeguato riconoscimento in termini di potere e responsabilità. “Auchan lascia grande autonomia ai singoli, che devono dimostrare uno spirito imprenditoriale fin dal loro ingresso nel gruppo. In ultimo quella che noi chiamiamo condivisione dell’avere. Il piano azionario riservato ai lavoratori in Italia e l’introduzione dei premi straordinari vogliono essere strumento di partecipazione su base strettamente meritocratica dei frutti del loro lavoro, con l’unico scopo – conclude Favro – di valorizzare i dipendenti affinché emerga la loro individualità”.
A questo punto Scholz cede la parola a Fausto Marchionni, amministratore delegato Fondiaria Sai, lanciandogli una provocazione: quale importanza hanno i sistemi premianti nell’ambito aziendale di cui si occupa? e non c’è il rischio di non creare meccanismi distorsivi di concorrenza tra i dipendenti? “Io sto da quarant’anni nella stessa azienda”, attacca il dirigente, e precisa che “qualsiasi sistema premiante trova riscontri solo in funzione del dipendente. La nostra struttura tende a coinvolgere molto, ma facilmente l’alibi nel giustificare l’errore lo si può trovare nelle mancanze del ‘vicino’”. E cerca di spiegare la filosofia del suo gruppo con una metafora che non mancherà di riprendere nel proseguo del dibattito. “Non bisogna mai avere paura di tirare il calcio di rigore; e tra i nostri ‘protagonisti’ non si deve punire chi sbaglia. Occorre favorire una sana concorrenza, il desiderio di emergere, insegnando ‘i fondamentali’ del calcio”.
A Giuliano Zuccoli, presidente del Consiglio di gestione di A2A SpA, Scholz chiede come opera la sua compagnia per far crescere la professionalità. “A2A nasce dalla fusione delle municipalizzate di Milano e Brescia raggruppando cento società. Questa è forse la più grande multiutility in Italia, che copre settori primari quali rifiuti, gas, distribuzione elettrica e di calore”. Per Zuccoli “il punto qualificante per i nostri imprenditori è la capacità di assumersi il rischio. Chi non lo fa non sbaglia mai, ma non farà mai crescere l’azienda. In settori come l’energia, poi, noi chiediamo ai nostri imprenditori una continua innovazione”.
È il momento del ministro ombra dell’economia Pierluigi Bersani. Il presidente CdO chiede se la liberalizzazione, ambito da sempre seguito dal politico, è capace di valorizzare la meritocrazia. Dopo una premessa sull’identikit del protagonista (connotandone i due aspetti culturali religioso e laico), il parlamentare del Pd afferma: “Quella del merito è parola da maneggiare con cautela. Tutti pensano di aver merito, io preferisco concentrarmi su altre due parole: libertà e cambiamento. Non c’è merito senza libertà. Anche le ‘lenzuolate’, le liberalizzazioni delle quali sono stato promotore, non erano tanto riorganizzazioni di sistema. Lo spirito è quello di rendere libero il mercato affinché sia permesso ai giovani di trovare lavoro per ciò che hanno studiato. Non è possibile studiare da farmacista se non ci sono le farmacie”. Riguardo al secondo termine, cambiamento, precisa che “la più grande dissonanza che un giovane può affrontare è quella di trovare un lavoro diverso da quello per cui ha studiato”, ritenendo l’unico rimedio la continua innovazione. Nell’avvertire che se si vuole dare spazio alla libertà c’è bisogno di un approccio collettivo, annota: “Rispetto a quanto sta accadendo in questi giorni – il riferimento è all’operato del governo – sono demoralizzato perché c’è bisogno di liberare le energie compresse del paese”. Un elemento importante è “la liberazione di tutti dalla dipendenza dai bisogni primari”.
Scholz alimenta il dibattito proponendo a tutti una domanda sulle sfide che l’azienda pone ai giovani che muovono i primi passi nel mondo dell’impresa e sul modo migliore per valorizzarne le qualità. Brevemente Favro fa notare come “a giudicare il merito sono i risultati”. L’entusiasmo nella volontà di realizzare se stesso, dice, è da mettere in primo piano, ma veramente determinanti sono il successo, la realizzazione di sé di chi sa rischiare. Zuccoli attacca il conservatorismo di alcuni settori sindacali. “Immaginatevi cosa dobbiamo fare noi imprenditori per far capire ai sindacati che l’epoca del contratto unico è finita”, e conclude sottolineando come la sfida alla quale vanno incontro le aziende è la ricerca di persone a cui piaccia il proprio mestiere.
Per concludere, Bersani in merito agli incentivi ai dipendenti afferma che il rischio è quello di “innescare meccanismi per cui uno vale in base a quanto riesce a percepisce” e a supporto cita i casi di manager che sembrano valere tanto più, quanto più riescono a guadagnare. “Un po’ come Ronaldinho che hanno pagato tanto ma che ancora non si capisce se è in grado di far gol”. E rispondendo alla domanda di Marchionni: “Io non posso non dire che primo attore è la politica che deve assumersi i suoi rischi, poi però occorrerebbe ripensare l’idea che si ha di leadership anche in questo campo”. Infine fa notare, polemizzando ancora con il governo, che sulla pubblica amministrazione “si devono innescare politiche e meccanismi di liberalizzazione al di là della questione fannulloni”, dicendosi contrario all’idea tutta politica di privilegiare, su questo tema come sull’emergenza sicurezza, la parte per il tutto. È Scholz a chiudere sottolineando che merito e valorizzazione non sono schemi da applicare ma concetti che hanno bisogno del dialogo per essere declinati nella concretezza della realtà.
(S.A.)
Rimini, 29 agosto 2008