141. Il paziente al centro del sistema: dall’osservazione alla programmazione sanitaria

Press Meeting

In mattinata si è svolto il secondo incontro del Meeting sul tema della sanità. Giancarlo Cesana, docente di igiene generale e applicata all’Università degli Studi di Milano Bicocca, ha introdotto il lavoro ricordando che “la sanità è un sistema, è tutto il sistema che cura il paziente. Per questa ragione oggi abbiamo invitato a parlare diversi rappresentati del sistema che possono offrirci il loro punto di vista”.

L’intervento di Marina Panfilo, Institutional & Stakeholders Relations Director Pfizer Italia, ha esposto con chiarezza alcune considerazioni su come migliorare e sviluppare il sistema sanitario. “Si parla spesso del paziente al centro del sistema, ma in realtà non è così. Il paziente dovrebbe muoversi nel sistema in modo competente, dovrebbe essere messo nelle condizioni di decidere ma anche assumersi le sue responsabilità. Varie ricerche dimostrano come questo tipo di paziente risponde molto meglio degli altri alle cure che riceve”. La Panfilo ha ribadito come la Pfizer (azienda farmaceutica che spende ogni anno 8,5 miliardi di dollari per la ricerca biomedica) abbia messo a disposizione del sistema il suo know-how sulla gestione delle patologie e sulla presa in carico del paziente. Più volte nel suo discorso ha richiamato la necessità che “ogni attore del sistema sanitario deve prendersi le sue responsabilità”, citando l’esempio di un farmaco che la Pfizer aveva deciso di non produrre più, ma di cui ha riavviato la produzione perché utile per la cura di alcuni pazienti affetti da una malattia rara. Dopo aver espresso il suo convincimento sul fatto che “bisogna misurare i risultati ottenuti dagli investimenti economici in sanità, servono dati e indicatori validati che permettano di giudicare che cosa funziona e che cosa no. Non è possibile che ci siano differenze così marcate tra le regioni italiane”. La relatrice ha invitato tutti gli operatori del sistema a “presentare proposte e osservazioni sul Libro Verde presentato da Sacconi. Questo vuol dire farsi sentire ed essere responsabili”.

Proprio sull’importanza della misurazione e dell’utilizzo dei dati è intervenuto Alberto Daprà, presidente di Lombardia Informatica, il quale ha illustrato brevemente il sistema informativo socio-sanitario sviluppato in Lombardia, “un progetto innovativo e tra i più avanzati in Europa”. Perché il sistema sanitario funzioni, “è necessario collegare in rete tutti gli operatori sanitari. Disporre di un sistema informativo efficiente ed efficace permette di conoscere i fenomeni in modo dettagliato e di analizzarli secondo le necessità”. Per Daprà “grazie al fascicolo sanitario elettronico, che raccoglie tutti i dati relativi al percorso sanitario di ogni cittadino, il paziente è realmente messo al centro del sistema. Ogni persona potrà accedere al proprio fascicolo (che garantisce la privacy dei dati), conoscere il suo percorso di cura e anche utilizzare le ricette elettroniche, che sostituiranno quelle cartacee”. In questo modo “i decisori di politica sanitaria sono in grado di conoscere i processi amministrativi e di spesa in atto nel sistema e tutti i fenomeni sanitari che incidono nella vita dei cittadini, potendo prendere le decisioni in modo appropriato”. Secondo Daprà, “le uniche difficoltà per lo sviluppo di questi sistemi informativi sono di carattere organizzativo e culturale, perché non è semplice cambiare il modo di lavorare delle persone”.

Disporre di dati e di strumenti di misurazione favorisce il controllo del sistema,”che non può essere lasciato in mano ai tribunali”, come ha dichiarato Cesana in modo provocatorio. Su questo punto in particolare è intervenuto Carlo Lucchina, direttore generale Sanità Regione Lombardia, che però innanzitutto propone un punto di vista complessivo sul sistema sanitario. “Ogni professionista deve sentirsi parte di un sistema. La responsabilità è del singolo ma ciascuno è inserito nel sistema sanitario che mette insieme l’operato di tutti. Deve crescere lo scambio di informazioni tra gli operatori”. Anche Lucchina ha ribadito l’importanza della raccolta dei dati. “Salvo alcune regioni, in Italia c’è carenza di dati e senza questi è difficile fare investimenti per migliorare il sistema. Paradossalmente il controllo su ciò che è accaduto alla clinica Santa Rita poteva avvenire solo in Lombardia, dove tutti i dati sono a disposizione”. Proprio grazie ai dati è possibile “effettuare controlli (innanzitutto sulla clinica) indispensabili per attuare la programmazione sanitaria. I controlli servono per crescere, per migliorare, non solo per perseguire”. Proprio secondo la logica sistemica prima riportata, “per il miglioramento della sanità servono il controllo, la valorizzzazione dell’autonomia professionale del medico, l’appropriatezza e l’equilibrio dei conti. Potete capire la complessità di tutto questo processo”. Lucchina, concordando con Cesana, ha ribadito che “l’appropriatezza non può essere valutata dalla Guardia di Finanza, ma dal mondo sanitario, con il contributo di tutti. Occorre un salto di qualità sui controlli”.

Il dirigente lombardo, ha sottolineato come “il sistema sanitario non deve occuparsi solo dei malati, ma anche dei sani, promuovendo stili di vita corretti e monitorando tutti i fenomeni che possono procurare patologie”. In ultimo ha espresso l’auspicio che “cresca il confronto tra professionisti dello stesso settore, tramite le reti di patologie, perché lo scambio di conoscenze e di informazioni è l’unico strumento in grado di migliorare l’appropriatezza delle prestazioni. In questo modo è possibile valutare la qualità nei servizi e nelle prestazioni erogate”.

(M.C.)
Rimini, 29 agosto 2008