Alle 18.30 negli spazi dell’esposizione, nel Padiglione A5, è stata inaugurata la mostra “L’avventura della conoscenza nella pittura di Masaccio, Beato Angelico e Piero della Francesca”. Sono intervenuti i curatori Alessandro Rovetta e Marco Rossi, docenti all’Università Cattolica di Milano: rispettivamente di Storia della critica d’arte e di Storia dell’arte medievale. “Con la mostra – ha detto il professor Rovetta – abbiamo fatto il tentativo di verificare il titolo del Meeting nella vicenda di tre artisti. La pittura per loro è diventata l’avventura della conoscenza perché, mentre dipingevano – la cappella Brancacci, il convento di San Marco a Firenze o il coro di San Francesco ad Arezzo – si immedesimavano in ciò che rappresentavano. Masaccio, il primo ma anche la pietra d’angolo di questo percorso, si è tutto immedesimato nella tensione di Pietro verso Cristo; ha ricercato una contemporaneità, di riportare nel presente fatti del passato”. Diverso il contesto dell’Angelico: nel convento dove dipingeva si stavano riscoprendo san Tommaso e, alla sua scuola, la chiarezza, la luce, lo splendore del vero. “Piero – ha proseguito Rovetta – è stato anche lui, come Masaccio, attento alla realtà, ma è affascinato, in particolare, dalla capacità conoscitiva dell’uomo, da come l’occhio guarda”. La mostra, che cerca a suo modo di ricostruire i luoghi dei cicli pittorici dei tre artisti del Quattrocento, è stata il frutto di un lavoro portato avanti insieme a quaranta studenti universitari. Nel suo intervento, Marco Rossi ha criticato la frattura, operata spesso dai manuali di storia dell’arte, tra Medioevo e Umanesimo. “Masaccio aveva vent’anni – ha proseguito il curatore – quando dipingeva la cappella Brancacci. Questi grandi artisti avevano senz’altro negli occhi qualcuno da guardare e, per Masaccio, questo qualcuno era Giotto”. Dal canto suo, il Beato Angelico aveva guardato la pittura tardo gotica fiorentina e soprattutto aveva come suo maestro un teologo: san Tommaso. “Luminosità e letizia sono le caratteristiche fondamentali della pittura dell’Angelico”. Per quanto riguarda Piero, “è il pittore più umanista di tutti, più difficile e intellettuale, ma paradossalmente – ha detto Marco Rossi – va a recuperare la tradizione più antica e orientale”. Non prevista dal programma iniziale del Meeting, l’inaugurazione della mostra è un esempio delle molteplici iniziative che nascono liberamente, nella settimana della manifestazione, nei padiglioni di Rimini Fiera.