Il Meeting si è aperto domenica scorsa con la Santa Messa celebrata dal vescovo di Rimini, ma è tradizionale un altro momento liturgico: la Santa Messa in rito bizantino slavo celebrata da monsi-gnor Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana. Anche nella 30ma edizione del Meeting l’appuntamento è stato rispettato: alle 20 di questa sera, nella chiesa di Sant’Agostino, nel centro di Rimini, monsignor Romano Scalfi, rivestito di sontuosi paramenti d’oro, con concelebranti due pa-dri ucraini e un padre russo, accompagnati da un diacono italiano, ha dato inizio con la sua voce an-cora possente, nonostante l’età, alla sacra liturgia. Nella chiesa a sostituire l’iconostasi delle chiese bizantine vi erano un’icona della Madre di Dio e una di Gesù Cristo. La messa bizantina non è mai recitata, ma un coro canta tutte le parti riservate al popolo e stasera il coro di Russia Cristiana è sta-to perfetto nell’esecuzione, aiutando così i fedeli nella partecipazione alla preghiera.
Il formulario per questa Santa Messa è quello scritto da san Giovanni Crisostomo nel IV secolo, portato nelle terre slave dai santi Cirillo e Metodio nel IX secolo. Abbondante l’uso dell’incenso con cui viene asperso più volte anche il popolo, perché i fedeli con il Battesimo diventano fratelli di Gesù e quindi familiari di Dio, di conseguenza degni di essere omaggiati con l’incenso.
Padre Scalfi tiene l’omelia partendo dalla lettera di san Paolo ai Tessalonicensi, non letta, ma anch’essa cantata da un diacono dalla profonda voce di basso. “Quelli che si paragonano a se stessi mancano di intelligenza. Quelli che paragonano gli altri partendo da se stessi mancano di intelligen-za e peccano come i progenitori Adamo ed Eva il cui peccato fu un peccato di orgoglio (“Diventere-te come Dio”, disse il serpente tentatore)”. Questi cancellano la luce di Dio, mentre per crescere nella luce di Dio e nell’umanità bisogna riferirsi a Dio e al suo figlio Gesù. La consolazione in que-sta vita è che Dio “ha memoria di me, non mi dimentica mai, mi ama di un amore continuo ed eter-no”.
Con canti, preghiere e litanie ci si avvicina al momento più emozionante: la santa Comunione sotto le due specie. Il sacerdote con un cucchiaino mette nelle bocca del fedele un pezzetto di pane imbe-vuto nel vino consacrato. E la fila dei comunicandi non finisce mai: uomini, donne, ragazzi (quanti ragazzi!) che hanno partecipato al rito con attenzione, partecipazione e devozione, aiutandosi con il libretto messo a disposizione di tutti.
La Santa Messa si è conclusa con il bacio del crocifisso e la distribuzione del pane benedetto da consumare subito oppure da portare a casa ai propri familiari.
(A.B.)
Rimini, 27 agosto 2009