133. Dibattito sul federalismo fiscale

Press Meeting

Dopo una breve introduzione di Emanuele Forlani, la parola è subito passata al vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, che rilancia il comunicato annunciato in conferenza stampa dal titolo «Appello per la fine della furia anti-cristiana in India». “Non potevamo rimanere indifferenti rispetto a quanto sta accadendo in quel paese”, il suo commento. A questo punto dopo una breve presentazione degli ospiti, la parola viene ceduta al ministro Roberto Calderoli. Forlani nell’introdurre il dibattito gli chiede di illustrare gli elementi essenziali della riforma.

“Il federalismo non è più un’opzione. Tutti si sono accorti di quanto uno stato pensato in senso federalista permetta un maggiore sviluppo. Per l’Italia il federalismo fiscale è un’esigenza assoluta, a causa dello stato dei nostri conti, con alcune regioni in amministrazione controllata e con la gran parte delle altre che spendono più di quanto riescano a coprire”. Il ministro fa notare che, storicamente, “da quando la contribuzione è stata accentrata, il meccanismo della finanza derivata ha provocato un’esplosione dei bilanci e un sempre minore controllo da parte del cittadino”. E trova che l’urgenza è “stabilire una correlazione tra il tributo devoluto alle regioni e il servizio erogato al cittadino”.

A corollario di quanto detto porta l’esempio di alcuni tributi, come l’Ici, che potrebbero attraverso la riforma essere adeguate alle diverse esigenze delle città italiane. Aggiungendo peraltro come con il federalismo fiscale “potrebbe essere più facilmente contrastata l’evasione”. I cittadini saranno più coscienti, è il ragionamento del ministro, perchè l’evasione avrà ricadute più evidenti sulle loro vite. Di particolare importanza, tra le altre cose, Calderoli ritiene l’introduzione del costo standard in sostituzione del metodo redistributivo basato sulla spesa storica. Questo meccanismo, per cui nel finanziamento alle regioni farà fede il costo del servizio delle regioni più virtuose d’Italia, sarà riequilibrato naturalmente dal fondo perequativo.

In questo modo “alla solidarietà verso le regioni più svantaggiate sarà associata la responsabilità e la trasparenza nella gestione dei tributi”. Conclude l’intervento facendo notare come questo sistema nell’intersecare a tutti i livelli la società (la sussidiarietà, ricorda, si sviluppa in senso verticale e orizzontale) ha come attore principale “l’uomo che diventa soggetto unico in grado di controllare e determinare la qualità dell’amministrazione”. E anticipa che, se il ministro Tremonti è pronto, si può discutere in parlamento della bozza già dalla fine di settembre.

A seguire è il turno di Vannino Chiti, vicepresidente del Senato, che precisa di parlare a titolo personale. “Il federalismo fiscale non bisogna solo farlo, ma attuarlo e questo è urgente perché l’Italia in questo momento è istituzionalmente priva di un assetto definito”. Ed entra nel merito della riforma sul federalismo fiscale richiamando l’attenzione, come già fatto in conferenza stampa, sul documento formulato all’unanimità dalle regioni. Unanimità che a suo dire sgombra il campo dal grande rischio del dibattito sulla riforma: la divisione tra nord, centro e sud.

L’esponente del Pd pone poi l’attenzione sugli aspetti critici, tra i quali i tempi di passaggio dal meccanismo della spesa storica a quello basato sul costo standard. “È meglio che questo passaggio avvenga nel tempo più rapido possibile, ma – aggiunge – non a scapito della reale omogenizzazione degli standard delle diverse regioni”. Chiti inoltre non manca di sottolineare i suoi dubbi su alcuni punti della bozza. Istruzione e trasporto pubblico, fa notare, non essendo di stretta competenza delle regioni, con l’introduzione del criterio del costo standard potrebbero comportare problemi nell’erogazione del servizio che comunque dev’essere a tutti garantito. E nel ricordare come tutte le regioni abbiano chiesto di prendere a riferimento in alcuni ambiti la regione Lombardia, specifica che una delle urgenze è la chiara definizione degli strumenti impositivi. “È molto importante definire quali sono le imposte autonome e quali le partecipate”.

Nel suo intervento Gasparri pone l’attenzione sulla necessità di “un maggiore controllo da parte dei cittadini al fine di ottenere una riduzione di spesa e, attraverso il voto, la ratifica della qualità del servizio erogato e delle spese sostenute dalle amministrazioni. Dobbiamo dare spazio alla società, alla sua ricchezza”, aggiunge l’esponente di An, richiamando l’esperienza delle comunità di recupero gestite dalla società civile, sicuramente più funzionali delle iniziative di contrasto alla tossicodipendenza gestite direttamente dallo Stato.

Il deputato Udc Luca Volontè, riprendendo l’intervento del presidente della Cei cardinale Bagnasco parla del federalismo come della grande incompiuta della seconda repubblica, perché mai è stato attuato il federalismo fiscale. E precisa come dal 1998 a oggi “la spesa centrale è aumentata del 97 per cento. C’è attesa per questa riforma, perché tutti vorrebbero più efficienza e meno sprechi” aggiunge. Intervento che prosegue enunciando quelli che per lui sono i punti di forza della bozza Calderoli, non mancando di sottolinearne le criticità.

A seguire i due deputati del Pd Ermete Realacci e Ugo Sposetti concludono il dibattito. Il primo richiamando le ragioni della comune collaborazione dei molti parlamentari nell’intergruppo, e cioè la comune convinzione che l’Italia può dare di più rispetto a quanto, a volte, la politica riesca ad immaginare. E a supporto della sua tesi cita l’esempio di Garrincha, giocatore brasiliano che, malato di poliomielite da piccolo aveva una gamba più corta dell’altra e a ben vedere non avrebbe neanche dovuto calzare gli scarpini, mentre poi incantava tutti ogni volta che scendeva in campo. “L’Italia è così – dichiara Realacci – Questa Italia formidabile merita una proposta politica alla sua altezza. Il federalismo è una cosa utile se sa leggere la società e ne difende le punte di eccellenza”. Alcune aziende italiane, fa notare, rappresentano esempi di eccellenza, “tanto che la gran parte delle medaglie vinte in alcune discipline sono state ottenute con prodotti italiani”. Sposetti infine chiede di porre l’attenzione sul Senato federale e sullo status delle regioni autonome, questioni che nei dibattiti sul federalismo fiscale sembrano le grandi assenti.

(S.A.)
Rimini, 28 agosto 2008