“Un filosofo francese, giovanissimo – ha 38 anni – di origine ebraiche, convertito al cattolicesimo, personalità singolare nel panaroma della filosofia contemporanea, ma soprattutto un accanito ricercatore del significato della realtà, che il Meeting in questa edizione non poteva non invitare”.
Così Alberto Savorana, portavoce di Comunione e liberazione, introduce Fabrice Hadjadj, scrittore e filosofo, nell’incontro che si tiene in Sala A2 alle ore 19.00. Il filosofo non nasconde la sua iniziale esitazione quando per la prima volta venne a sapere del titolo dell’incontro a cui sarebbe stato invitato quest’anno: “Ero perplesso, certo un tema che non attira le folle come avrebbe potuto farlo un altro titolo come: immagini di carne, o immagini di Monica Bellucci” scherza il filosofo, ma poi torna subito serio: “Sono qui a darvi l’immagine di un uomo che sta ragionando davanti a voi, perché l’uomo, come aveva chiaro Aristotele, è tale perché dotato di ragione”.
“Anziché partecipare a questa conferenza – ha affermato Hadjadj provocatoriamente – avremmo potuto guardarci in faccia gli uni gli altri e scoprire immagini vive della ragione incarnate nei nostri volti e queste immagini sarebbero sempre più ricche di quello che potrei dirvi”. La ragione che si compie nella contemplazione amorevole dei volti è filo conduttore della prima parte del suo discorso. “La ragione non conosce se stessa direttamente, ma abbiamo immagini più o meno giuste e riusciamo a conoscere tramite la nostra sensibilità, ma non basta. Quando chiedevo ai miei studenti cosa conoscevano i sensi, mi rispondevano che la vista conosce i colori e le forme, l’ udito i suoni e via dicendo, ma quando domandavo loro cosa conosceva la ragione, rimanevano stupefatti”.
In effetti, osserva il filosofo, anche lo stupirsi è segno di essere dotati della ragione. “Le risposte che dopo seguivano indicavano però una concezione della ragione come qualcosa in grado di capire come funzionano le cose, a cosa servono, come le si può sfruttare”. “Ecco le immagini della ragione! – esclama il filosofo – un potere tecnico finalizzato a creare congegni che funzionano. E così la risposta al problema dell’Hiv è il preservativo”. E subito aggiunge “la ragione non conosce solo come funzionano le cose ma il comico e il tragico, e questo soprattutto non quando le cose funzionano, ma proprio quando non funzionano. L’adulto ha smesso di farsi domande, ha infagottato frettolosamente la sua ragione in risposte evasive, e così di fronte alle domande dei bambini si sente angosciato e i suoi muri crollano”.
Non è la mancanza di risoluzione dei problemi, ma il tentativo della loro risoluzione finale che ha mosso il mondo verso totalitarismi “che volendo risolvere il dramma dell’uomo, divengono incontrollabili – continua Hadjadj – “eliminando il segno del soprannaturale nella storia, come gli ebrei, o cercando di rispondere alla crisi economica solo con una maggiore efficienza”. La razionalità viene ridotta ad efficienza, ma “la ragione è sabbatica, cioè nasce il sabato, però comincia ad esercitarsi il settimo giorno, quello del riposo, della ricettività e della gratitudine”.
Col peccato originale abbiamo rovesciato tutto: “Dio pianta nell’Eden alberi belli da vedere e buoni da mangiare” cita la Genesi “ma la donna tiene in mano un frutto proibito buono da mangiare e bello da vedere”. Si agisce prima di contemplare: “la volontà di potenza precede il senso di gratitudine”. Così si elimina il fatto che ogni azione dovrebbe avere all’inizio la gratitudine del suo stesso esistere, altrimenti “diventa complice del nulla”.
Per Aristotele “la meraviglia è che le cose sono quello che sono”, come marionette mosse da una mano di cui “non si è ancora conosciuto Chi le muove”. A questa ragione spalancata può sostituirsi una ragione atea che non riconoscendo la sua provvidenzialità “fa abbandonare alla fede il campo dell’intelligenza ritirandosi in teismi deliranti, oppure arriva a disprezzare se stessa. Mentre il mondo è intelligibile dalla nostra ragione: le cose possono essere conosciute solo perché sia le cose che la ragione hanno un padre comune che le coordina. È un mistero che il mondo sia intelligibile!”
“Ma la ragione è per eccellenza filiale, viene da un Padre, inizia dall’ascolto e si manifesta nel volto del Crocefisso risorto, ragione non astratta o ideologica, ma sempre personale”. “Una verità amorosa – conclude Hadjiadj – purifica le immagini della ragione” e come un tempo per Mosè, di ritorno dal Sinai dopo averla udita “fa risplendere il volto”.
(G.P.M.)
Rimini, 27 agosto 2009