129. Il clima si riscalda

Press Meeting

Su questa faccenda dei cambiamenti climatici, più se ne discute e meno certezze si hanno. Solo su un punto sembra che tutti siano d’accordo: sul fatto che occorre una maggiore responsabilità verso la natura, da parte dei singoli e delle istituzioni. Questo, almeno, quanto è emerso dall’incontro di oggi in A1, al quale hanno partecipato quattro studiosi di rango: nella veste di coordinatore, Elio Sindoni, direttore del dipartimento di Scienze, ambiente e territorio dell’Università di Milano Bicocca; Antonio Ballarin Denti, docente di Fisica dell’ambiente alla Cattolica di Brescia; Richard Lindzen professore di Meteorologia al Mit di Boston; Franco Prodi, direttore dell’istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna.

Bisogna subito dire che i “distinguo” fra i relatori sono stati numerosi, che la prudenza è stata d’obbligo e che due posizioni, quella di Lindzen e l’altra di Ballarin si sono abbastanza contrapposte. Non sono stati d’accordo neanche sull’effettivo riscaldamento della Terra. Nel senso che, mentre per l’italiano la cosa è incontrovertibile, per lo scienziato del Mit “è vero che negli ultimi dieci anni fa più caldo ma non possiamo dire che ci sia una marcata tendenza verso il riscaldamento”. Mediatore il professor Prodi, che ha preferito soffermarsi sui processi naturali (distanza e posizione della terra, attività solare, vulcani…) e antropici (combustione di petrolio e gas soprattutto), che portano al riscaldamento della Terra. Per concludere che l’uomo, comunque, nel riscaldamento globale ci mette del suo: producendo il 20% dell’aerosol, influenza la costituzione delle nubi che, da parte loro, provocano un altro effetto serra, visto che causano un raffreddamento di 17 watt per metro quadrato.

Gli studiosi non sono stati d’accordo neanche sulla responsabilità della CO2, l’anidride carbonica, in ordine al global warming. Gli italiani non hanno dubbi, l’americano sì. “Abbiamo analizzato i ghiacciai e abbiamo constatato che negli ultimi settecento anni la temperatura e la CO2 hanno seguito lo stesso andamento – ha detto Lindzen – ma le variazioni di temperatura si sono verificate, in genere, prima delle variazioni della CO2”. Dunque, per lo studioso del Mit, “si può parlare di correlazione e non di casualità”. “D’accordo – ha risposto Ballarin – ma le correlazioni debbono sempre allarmare ed è pur vero che nell’ultimo secolo la CO2 è aumentata del 30%, e si può ragionevolmente dire che questo incremento sia dovuto all’uomo”. Per chiedersi, però, subito dopo, se “questo abbondare dei gas serra sia l’unico responsabile delle recenti variazioni climatiche”.

Quanto, poi, alle catastrofi climatiche Lindzen non solo ha sostenuto che esse hanno tante concause, e fin qui anche gli altri hanno convenuto, ma ha aggiunto “che certe previsioni si basano più su ricerche di mercato che su dati scientifici” e che “ci sono scienziati che beneficiano della confusione”. Forse pensava ai colleghi dell’Ipcc, l’istituzione voluta dall’Onu, i quali, secondo Lindzen “accusano l’uomo di essere responsabile del global warming, perché non riescono a trovare un’altra causa”.
Naturalmente tutti e tre sono stati d’accordo a condannare ogni allarmismo. Prodi e Ballarin hanno aggiunto che allo stato attuale delle conoscenze ogni previsione dettagliata è semplicemente un azzardo (per Prodi i ‘modelli climatici’ sono ad uno stadio ancora infantile), “anche se – ha aggiunto il docente bresciano – questo non vuol dire che non si debbano attuare politiche atte a prevenire il possibile verificarsi di certe pericolosi fenomeni”.

Sulle soluzioni da dare al problema, che, a detta dell’americano “spesso sono più pericolose del male temuto”, le diverse convinzioni hanno generato proposte differenziate. Per Lindzen, il protocollo di Kyoto è perfettamente inutile, visto che è impossibile abbattere le emissioni dei gas serra del 60%, dato che non ci sono alternative al petrolio, “a meno che non si voglia tornare agli inizi del Settecento”. “Nuove fonti energetiche come i biocombustibili – ha affermato – hanno accentuato la fame nel mondo, perché hanno fatto aumentare i prezzi dei cereali”. Prodi ha invitato a cercare uno sviluppo che divori meno energia, denunciando le falde acquifere deteriorate e altri grandi problemi ambientali. “Il pianeta è fragile – ha aggiunto – e lo dimostra in molte circostanze. Dobbiamo pensare ad uno sviluppo ad alto livello umanistico”. Ballarin ha precisato di parlare di rischi e non di certezze e ha allargato il discorso dal global warming ai problemi energetici generali: ai “divoratori di energia americano e cinese”, ai disastri ambientali, agli interessi economici, al fatto che, di questo passo, nel giro di cento anni non ci sarà più una goccia di petrolio per le future generazioni. Dunque, a suo dire, occorre ricorrere ad energie rinnovabili, eolica e solare, oppure, perché no, anche al nucleare. Secondo Ballarin, in capo a cinquant’anni si potrebbe costruire un altro modello di sviluppo.

Vista l’ora tarda e l’impossibile quadratura del cerchio, il professor Sindoni ha ricordato a tutti la questione di fondo, senza la quale analisi e soluzioni lasciano, è proprio il caso di dirlo, il tempo che trovano, quando non lo peggiorano. “La natura ci è stata data – ha detto – e noi dobbiamo conservarla e trasmetterla. Dunque, usiamola con temperanza”.

(D.B.)
Rimini, 28 agosto 2008