“Il cuore è esigenza di Dio, è l’esigenza di senso nella vita. Quando l’uomo ha un’apertura religiosa, il potere non può più controllarlo. La libertà religiosa ha una natura che la contrappone al fondamentalismo”. Così ha aperto l’incontro sulla libertà religiosa e la responsabilità politica Mario Mauro, rappresentante personale della presidenza dell’Osce contro razzismo, xenofobia e discriminazioni nei confronti dei cristiani. “Difendere la libertà religiosa significa mettersi in condizione di vivere una vita comunitaria – ha sostenuto Mauro – in cui la ricerca sia volta agli stessi beni; questa condizione deve essere presente perché sia possibile parlare di democrazia, dev’essere il faro che illumina il Consiglio d’Europa”.
L’incontro si è svolto alle 17.00 nell’auditorium B7 e ha avuto come protagonisti Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari esteri della repubblica di San Marino, Franco Frattini, ministro degli Esteri italiano, Babacar Carlos Mbaye, ambasciatore della Repubblica del Senegal presso le Nazioni Unite a Ginevra, Kenan Gursoy, ambasciatore della Repubblica di Turchia presso la Santa Sede, Salamatu Husseini Suleiman, ministro degli affari esteri della Repubblica federale di Nigeria e Tasnim Aslam, ambasciatore della Repubblica islamica del Pakistan in Italia.
Antonella Mularoni ha introdotto il dibattito parlando dei valori su cui da sempre si è fondata la Repubblica di San Marino, fiera delle proprie radici cristiane che la rende caratteristica rispetto ad altre comunità italiane. Sulla vicenda dei crocifissi esposti nei luoghi pubblici, “libertà religiosa significa rispetto per l’adesione a qualsiasi fede”. Solo con queste premesse, ha detto Mularoni, esiste la possibilità di costruire società solidali.
Molto rilevanti le dichiarazioni della signora Aslam: l’ambasciatrice della Repubblica islamica del Pakistan ha ribadito l’assoluta importanza di difendere il diritto alla libertà religiosa ed ha lanciato a tutta la platea un appello ai soccorsi internazionali del proprio Paese, devastato dalle inondazioni. “Il Pakistan, nazione facente parte dell’Onu, aderisce comunque alla ben più antica Costituzione di Medina che garantisce la libertà di culto”.
“Occorre dissociare radicalmente la politica dalla religione per riaffermare la responsabilità dello Stato nella promozione e la protezione della libertà religiosa dei cittadini”, interviene Mbaye. La costituzione senegalese esprime il dovere dello Stato di garantire ai cittadini la libertà di coscienza, espressione e pratica religiosa. La religione infatti è fondamentale nella formazione delle coscienze e contribuisce alla creazione di un consenso etico condiviso. “Solo il dialogo interreligioso consente la convivenza”, continua l’ambasciatore. Il futuro si può costruire solo tramite il dialogo le cui basi si devono radicare su una attenta e aperta educazione dei giovani, “per evitare di cadere nelle trappole del secolo scorso”.
Gursoy nel suo intervento ricorda monsignor Luigi Padovese come un ottimo amico ma “non è più tempo di lacrime per lui”, quanto di passare ai fatti e il lavoro da fare è lungo. Come raggiungere una convivenza pacifica nel rispetto delle differenze di ciascun popolo? “Ciascuno di noi deve partire dalla propria tradizione con i suoi valori impliciti. Abbiamo tradizioni diverse ma l’Essere trascendente ci da la stessa voce, la voce del cuore”. Il cuore di ogni tradizione è il punto di unione delle diverse tradizioni, punto di vero e fecondo dialogo. La persona etica si forma nei valori della propria tradizione, ma “al fondo dell’esperienza spirituale di ciascuno non ci sono differenze”, come cita un versetto coranico. Il dialogo interreligioso si fonda dunque su questa essenziale solidarietà umana: “Negli altri visi cogliamo la nostra personalità”.
La signora Salamatu Husseini Suleiman si collega all’intervento precedente mostrando gli interventi presi dal governo del suo Paese per garantire la libertà religiosa. Il Consiglio Interreligioso Nigeriano entrato in azione nel 2000 ne è un esempio. “Il governo nigeriano è determinato nella lotta contro le violenze a carattere religioso – afferma – sebbene siano ancora numerosi gli elementi marginali che creano disordine e si servono della violenza religiosa per perseguire scopi politici”.
Le parole di Mario Mauro circa il pericolo del relativismo, “nemico ancor peggiore del fondamentalismo”, aprono la strada all’intervento del ministro degli Esteri Frattini. “La libertà di religione non è una delle libertà ma è il cuore della convivenza civile perché è il diritto fondamentale della singola persona e garanzia dei valori fondanti della società”. La libertà si fonda innanzitutto sulla consapevolezza della propria identità. Solo una forte coscienza di chi siamo, della nostra storia, può consentire il dialogo con altre tradizioni. Il rischio è di cedere principi non negoziabili indebolendo la nostra identità storica e culturale. “Come possiamo costruire un’Europa forte se dimentichiamo le sue radici cristiane?” Occorre “dare un’anima all’Europa, avviare un nuovo umanesimo europeo” che permetta di essere forti nel confronto con culture e tradizioni diverse. La sentenza di Strasburgo ha creato una strana concezione dello stato laico e della libertà religiosa. Proibire l’esposizione dei simboli cristiani nei luoghi pubblici significa ammettere che il fattore religioso è elemento di contrasto e non di amore. L’opposto del dialogo interreligioso. E dieci Paesi si sono uniti all’Italia nell’appello contro il divieto d’affissione dei crocifissi nelle scuole, “simbolo d’amore e non di contrasto”.
Il ministro chiude l’incontro menzionando i crimini commessi contro l’uomo, come gli atti terroristici islamici “offesa non solo per le vittime ma per l’Islam stesso” e le mutilazioni genitali femminili nei Paesi africani. Ricorda infine che il diritto di professione religiosa è reciproco: “Noi accogliamo chi non professa la nostra religione, ma loro ci devono lasciar liberi di praticare la nostra nei loro territori”.
(A.F., E.M.)
Rimini, 26 agosto 2010