123. Invito alla lettura: Messori e Baget Bozzo

Press Meeting

Spazio Caffè gremito anche in questa occasione oltre il limite dei posti disponibili oggi alle 15 per il ciclo “Invito alla lettura”. “Enciclopedia dell’apologetica cattolica” è la riedizione, in quattro volumi, ad opera di Sugarco della rubrica Vivaio scritta da Vittorio Messori e pubblicata per anni sul quotidiano Avvenire, ma ripresa ultimamente sul mensile Il Timone.
“Dai miei maestri nella fede, don Giussani ma anche il filosofo Bontadini – ha esordito monsignor Luigi Negri, vescovo di san Marino – avevo imparato che non vi è separazione fra credere e pensare. La fede ha rilevanza culturale ed è strumento per conoscere la realtà”. Ma il mondo cattolico nella seconda parte del secolo scorso ha intrapreso una via diversa, quella del dualismo. Il Magistero pontificio, ha ricordato Negri, ha ribadito la non contrapposizione fra fede e ragione come nella Fides et ratio di Benedetto XVI, ma già Giovanni Paolo II nel dicembre del 1978 parlando agli studenti dell’Università cattolica disse “Siate fieri della qualifica di Cattolica della vostra Università, perché la fede abilita noi credenti a interpretare le istanze profonde del cuore umano”. Il lavoro svolto da Messori e raccolto in questi libri, secondo monsignor Negri, costituisce la concretizzazione di questo giudizio. Occorre giudicare il reale con gli occhi della fede, che “non viene ridotta ad una ideologia simile e confondibile con le altre“.
Messori ha invece raccontato come la rubrica Vivaio fu frutto delle insistenze dell’allora direttore di Avvenire Guido Folloni: “Terminò non per volere del giornale ma semplicemente perché ritenevo di aver esaurito il compito assegnatomi”. In un periodo di egemonia culturale non cattolica che portava i fedeli a sentirsi colpevoli e doversi fare perdonare ogni sorta di malefatte, molto spesso completamente inesistenti, Messori intendeva riportare in vita una katholische Weltanschauung, una visione cristiana del mondo. “Il mio primo libro di grande successo, Ipotesi su Gesù – racconta il saggista piemontese – lo avevo scritto ed editato in meno di tremila copie, pensando ad un target di non credenti. Con sconcerto ed amarezza, scoprii che a leggerlo, scoprendo cose che non conoscevano, fossero i cattolici e non solo laici ma anche sacerdoti”. Il libro poi vendette oltre un milione di copie.
“Oggi la situazione è diversa – prosegue Messori – ed egemone è l’ideologia del cattolico politicamente corretto. E i cattolici cavalcano il buonismo”. Tornando al libro ha ricordato come lo sforzo che dovette affrontare fu di “scrivere come un giornalista, in modo semplice e scorrevole, ma studiare come uno storico e fare attenzione ad ogni parola messa su carta. E questo perché sapevo che anche un solo errore mi sarebbe stato contestato duramente. Ma nessuno ha potuto dire che abbia scritto dei falsi o delle imprecisioni”
Luigi Amicone è direttore del settimanale Tempi fin dalla sua nascita nel 1995. E praticamente dal primo numero una rubrica fissa è stata curata da Gianni Baget Bozzo, morto nello scorso maggio. Amicone ha curato e scritto la prefazione del libro “Italia, oh cara” che raccoglie e commenta ottantanove degli oltre quattrocento interventi di Baget Bozzo pubblicati sul giornale.
Prendendo spunto di quanto ascoltato nella presentazione precedente, Amicone ha precisato come la vita non possa prendere vigore semplicemente guardando al passato, per quanto bello possa essere, ma ha bisogno di cogliere linfa vitale nel presente, in quanto si sta vivendo ora. “Questa capacità di vivere il presente – spiega il giornalista lombardo – è stata la risorsa più grande di Baget Bozzo, unità ad una fede profonda, ma aliena da esperienze comunitarie, e alimentata da una cultura molto profonda”. Il libro vuole essere, oltre la riproposizione degli scritti, anche un doveroso atto di omaggio. Doveroso per un uomo che da molti è stato semplicemente etichettato come tradizionalista “ma che in realtà era un cristiano che voleva e sapeva pensare: uno spirito libero”.
“Don Gianni era un uomo che viveva intensamente il presente giorno per giorno”, sintetizza Amicone. “Questo ci ha accomunati, malgrado noi fossimo cresciuti nelle strade, figli dell’ignoranza di massa post-sessantottina”. Il sacerdote ligure era poi tra i pochissimi in grado di cogliere le minime sfumature della politica, non a caso era considerato il consigliere più ascoltato da Berlusconi, “e di comprendere, assieme a pochi altri in Italia, il pericolo che il Paese stava correndo quando veniva fatta crollare la prima repubblica”. Pericolo scongiurato, secondo Baget Bozzo ma anche secondo Amicone, “dal sorgere dal nulla di un partito che non avrebbe dovuto esistere”.

(G.B.)
Rimini, 27 agosto 2009