123. Al cuore dell’esperienza: fare il Cristianesimo in terre di frontiera

Press Meeting

Il cuore dell’uomo è davvero lo stesso ad ogni latitudine del mondo, all’interno di ogni tradizione culturale; ed ovunque l’ io – anche ferito dalle esperienze più drammatiche – rinasce in un incontro, sollecitato da incontri. Testimoni di oggi, nell’incontro delle 15 in sala A1, Alfredo Monacelli, sacerdote della diocesi di Victoria (Vancouver Island) e David Maurice Frank, indiano della Ahousat Riserve (sempre Vancouver Island).

Moderatore dell’appuntamento, “Al cuore dell’esperienza: fare il cristianesimo in terre di frontiera”, il professor John Zucchi, docente di Storia alla McGill University di Montreal.
Nato e cresciuto a Varese, con un’esperienza di oratorio “con influenza un po’ ciellina”, Alfredo Monacelli è emigrato con la famiglia da giovane a Victoria. In Canada, da adulto, è entrato in seminario dove ha reincontrato Cl.

Poi le esperienze in due riserve indiane, prima a Campbell River, quindi alla Ahousat Riserve. Un accenno alla prima esperienza: gli indiani avevano chiesto un catechista e poi si presentavano, in tre o quattro, con più di un’ora di ritardo. “Mi sono accorto – ha detto don Alfredo – che il problema non erano loro, ma ero io. Ho iniziato a chiedere a Gesù di non avere pre-condizioni o schemi; perché ‘la responsabilità è la conversione dell’io all’evento presente’”.

Seconda esperienza in riserva, dopo l’ordinazione: “Ho scoperto, in questa circostanza, il mio sangue varesino, schizzinoso: mi sono sentito oppresso dalla povertà e dalla miseria che vedevo. All’inizio andavo nella riserva con un senso di ‘dovere’, quasi controvoglia. Poi ho scoperto un di più, perché la ‘volontà di Dio’ deve attrarre, deve diventare mia”. L’incontro con Don, trentatrè anni, morto due settimane dopo non si sa come, che gli dice: “Vede, padre, nella mia vita niente ha senso, tutto mi sembra una miseria.

Poi, in cinque secondi, tutto diventa chiaro. Infine tutto ritorna una miseria”. L’incontro ancora con un anziano indiano, dalle rughe profonde, che lo accoglie così: “Grazie padre per essere qui. Vedi questo rosario? Io prego tutti i giorni”, e che lo accoglie con un sorriso indimenticabile. “Davanti a quel sorriso – racconta don Alfredo – io scopro perché sono lì: in quell’istante la volontà di Dio è diventata mia. Non vorrei essere da nessun altra parte”. È la scoperta, dentro circostanze concrete, dello “sguardo che il Mistero ha su di me”.

La seconda testimonianza è stata di David Maurice Frank, nome originario Yawatch che significa protettore delle genti o avvocato. Anziano del popolo nella riserva vicino a Tofino, Frank è sposato ed ha quattro figli. “Mio padre e mia madre avevano quasi cinquant’anni quando sono nato. Mio padre era un cattolico battezzato, ma anche molto legato alle tradizioni della sua gente. I miei genitori dicevano che le antiche tradizioni erano molto simili al cristianesimo”.
A dieci anni Frank inizia a frequentare delle scuole cattoliche: “Qui ho subito degli abusi sessuali, da parte di un prete, che hanno segnato la mia vita. Non riuscivo a capire. Ho chiesto a Dio: perché hai consentito che capitasse proprio a me? Ho abbandonato poi la Chiesa cattolica e gli insegnamenti della tradizione. Ho cercato un conforto nelle droghe e nell’alcol. Ho tentato anche il suicidio. Pensavo che a Dio non interessasse nulla di me.

È stato in questo periodo buio che ho sentito qualcuno bussare alla mia porta. È entrato un prete, padre Salmon, che mi era venuto a trovare; mi ha chiesto come stavo”.
Dopo alcuni secondi di interruzione, per la commozione di Frank, il racconto riprende: “In quel momento mi sono reso conto che Dio c’era ancora ed era un Dio amorevole. Ho risentito dentro il cuore gli insegnamenti dei miei genitori. Sono tornato a frequentare la Chiesa”. Altri passaggi della testimonianza: “Persone come padre Salmon e padre Alfredo sono arrivate nella mia vita come un dono. Sono molto fortunato”.

Uno sguardo nuovo è entrato nella vita ed è diventato una possibilità anche per altre persone, ferite dall’esperienza di abusi sessuali da parte dei familiari (fratello maggiore, zii…): “Io penso che con l’amore si può favorire la guarigione; ci si avvicina alla bontà di Dio”. Alla fine dell’incontro il signor Frank ha voluto benedire i presenti con una preghiera secondo la lingua e le tradizioni indiane.

(V.C.)
Rimini, 26 agosto 2010